sabato 26 novembre 2011

RACCOLTA FIRME

MOLTI CI CHIEDONO UN INDIRIZZO DOVE MANDARE LE FIRME RACCOLTE CONTRO GREEN HILL... SIAMO UN GRUPPO DI VOLONTARI NON UN'ASSOCIAZIONE! 
CI STIAMO ORGANIZZANDO CON UNA CASELLA POSTALE...
APPENA POSSIBILE FORNIREMO GLI ESTREMI SUL NOSTRO BLOG...GRAZIE A TUTTI!

giovedì 24 novembre 2011

DOPPIO PRESIDIO CONTRO GREEN HILL: 2 DICEMBRE 2011

IL PRESIDIO DEL 2 DICEMBRE RADDOPPIA:
ORE 10-12 DAVANTI AL COMUNE, ORGANIZZATO DAL COMITATO MONTICHIARI CONTRO GREEN HILL
ORE 14.00 DAVANTI ALL'ASL. ORGANIZZATO DAL COORDINAMENTO FERMARE GREEN HILL

"PRESIDIO DAVANTI AL COMUNE DI MONTICHIARI
Venerdì 2 dicembre 2011 a Montichiari (BS), dalle 10.00 alle 12.00, si svolgerà un presidio davanti al Municipio. Sarà l’occasione per consegnare al Sindaco le 16.896 firme raccolte da maggio dell'anno scorso ad oggi per chiedere la chiusura definitiva, senza condizioni e senza trucchi, di Green Hill, l’allevamento di beagle destinati alla vivisezione. Quasi 17mila persone di ogni regione d’ Italia hanno firmato la nostra petizione. Alcune di loro ci hanno aiutato a diffondere la raccolta là dove non saremmo mai potuti arrivare con i banchetti informativi, dato che siamo solo un gruppo di volontari. L’unione fa davvero la forza! E insieme a chi crede in questa battaglia di civiltài, riusciremo a far chiudere Green Hill! Dopo l’istanza di chiusura presentata dall’OIPA al Sindaco e le spiegazioni poco esaustive rilasciate in conferenza stampa il 23.11.2011, il Comitato Montichiari contro Green Hill torna in piazza per dare voce ai cani prigionieri e vittime della follia umana! Il Comitato invita le persone che hanno a cuore la sorte dei 2700 beagle a partecipare a tutte le iniziative di protesta in programma per le prossime settimane.
Non diamogli tregua! Fino alla fine!"
VENERDI' 2 DICEMBRE - ORE 10.00-12.00
Piazza del Municipio
(http://montichiaricontrogreenhill.blogspot.com/)

la protesta si sposta poi davanti all'ASL....

"PROTESTA DAVANTI ALLA ASL DI MONTICHIARI
Per far sapere a tutti chi è che effettua controlli ma non controlla.
Per far sapere a tutti chi è che sta cercando a tutti i costi di nascondere le inadempienze amministrative di Green Hill.
Per farci sentire adesso che spetta a loro l’ultima parola sulle gravi inadempienze riscontrate il 30 settembre e che guarda caso la stessa Asl nega di avere mai visto, anche in seguito.
Per far sapere loro che non ci arrendiamo, che nessuna incompetenza e nessun bieco tentativo di difendere dei ricchi aguzzini potranno nascondere la verità e frenare la nostra rabbia.
Per la chiusura di Green Hill!!
Appuntamento:
VENERDI’ 2 DICEMBRE – ORE 14.00
Davanti al distretto sanitario della Asl di Montichiari
Via Falcone 18, Montichiari (BS)"
(http://www.fermaregreenhill.net/wp/protesta-davanti-alla-asl-di-montichiari/)

(23.11.2011 il Comitato ricorda alle istituzioni che Green Hill va chiuso, subito!
E' una questione di civiltà, di coscienza e di progresso)

(Coordinamento fermare Green Hill)

sabato 19 novembre 2011

19.11.2011 UN ALTRO PASSO CONTRO GREEN HILL

OGGI 19.11.2011, A MONTICHIARI ERAVAMO IN TANTISSIMI E TUTTI INSIEME ABBIAMO DATO UN BEL PUGNO NELLO STOMACO ALL'INDIFFERENZA! VOGLIAMO VEDERE IL LAGER CHIUSO E I CANI LIBERI! FUORI I CANI, DENTRO I VIVISETTORI E TUTTI I LORO FOTTUTI COMPLICI! 
PROSSIMO APPUNTAMENTO: VENERDI' 2 DICEMBRE ORE 10-12, DAVANTI AL MUNICIPIO. 
CI SARA' UN PRESIDIO ORGANIZZATO DAL COMITATO MONTICHIARI CONTRO GREEN HILL PER CONSEGNARE AL SINDACO DELLA CITTA' LE FIRME RACCOLTE CON LA NOSTRA PETIZIONE. 



La speranza ha due bellissimi figli: 
lo sdegno e il coraggio...
lo sdegno per la realtà delle cose; 
il coraggio per cambiarle. 
- Pablo Neruda -

venerdì 18 novembre 2011

QUESTA E' LA VIVISEZIONE!

Ieri, 17.11.2011 ho pubblicato questa immagine sulla pagina ufficiale del Comitato Montichiari contro Green Hill  su Facebook; ma chissà come chissà perché  è stata prontamente rimossa in quanto violava le norme di comportamento da osservare in quel "bel salottino virtuale"...COMPLIMENTI FACEBOOK! sulle tue pagine c'è posto per ogni cazzata possibile e immaginabile, ma per la cruda realtà, no! Metti che qualcuno apre gli occhi e inizia a pensare con la sua testa...troppo rivoluzionario! C'è un piccolo particolare: potete rimuovere le immagini, ma non le IDEE! 


BASTA VIVISEZIONE!




(coniglio durante un esperimento chirurgico (Universita' del Messico, 1982). (Copyright Brian Gunn / IAAPEA).
(Foto tratta da: Entering the Gates of Hell, IAAPEA. )

giovedì 17 novembre 2011

ATTENZIONE: COMUNICAZIONE IMPORTANTE X SABATO (leggete e fate girare!)

il Comitato Montichiari contro Green Hill riceve e inoltra questa comunicazione del Coordinamento fermare Green Hill:

"Il concentramento del corteo di sabato 19 novembre è purtroppo cambiato,
non più davanti al Municipio di Montichiari ma davanti al PALAGEORGE, in
via G. Falcone, zona ospedale.
Questo cambiamento non è assolutamente dovuto alla nostra volontà. La
volontà politica del Comune di Montichiari e del Questore di Brescia è
di mettere i bastoni tra le ruote al corteo, così come hanno cercato di
fare altre volte in passato, peraltro non riuscendoci.
Il percorso sarà comunque quello che volevamo fare, modificato solamente
all'inizio, con arrivo davanti al palazzo del Municipio.
Ci ritroveremo quindi con concentramento dalle ore 14.00 e partenza del
corteo alle ore 15.00.
Coordinamento Fermare Green Hill"






martedì 15 novembre 2011

VENERDI' 2 DICEMBRE A MONTICHIARI (BS) PRESIDIO E CONSEGNA DELLE FIRME

Venerdì 2 dicembre 2011 a Montichiari (BS), dalle 10.00 alle 12.00, si svolgerà un presidio davanti al Municipio. Sarà l’occasione per consegnare al Sindaco le 16.896 firme raccolte da maggio dell'anno scorso ad oggi per chiedere la chiusura definitiva, senza condizioni e senza trucchi, di Green Hill, l’allevamento di beagle destinati alla vivisezione. Quasi 17mila persone di ogni regione d’ Italia hanno firmato la nostra petizione. Alcune di loro ci hanno aiutato a diffondere la raccolta là dove non saremmo mai potuti arrivare con i banchetti informativi, dato che siamo solo un gruppo di volontari.Dopo l’istanza di chiusura presentata dall’OIPA al Sindaco e dopo il suo inspiegabile e imbarazzante silenzio, il Comitato Montichiari contro Green Hill torna in piazza per dare voce ai cani prigionieri e vittime della follia umana! L’unione fa davvero la forza! E insieme a chi crede in questa grande battaglia di civiltà, riusciremo a far chiudere Green Hill!  Il Comitato coglie l’occasione per ricordare a tutti che il 19 novembre a Montichiari (BS) si terrà un importantissimo corteo nazionale contro Green Hill e contro la vivisezione, organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill. Invitiamo le persone che hanno a cuore la sorte dei 2700 beagle a partecipare a tutte le iniziative di protesta in programma per le prossime settimane. 
Non diamogli tregua! Fino alla fine!
(nella foto: Roma, 25.09.2010 - il Comitato alla manifestazione nazionale contro  Green Hill e contro la vivisezione)

domenica 13 novembre 2011

BLITZ A GREEN HILL, VENERDI' 11.11.2011.

Bresciaoggi ha pubblicato, questa mattina 13.11.2011 a pagina 25, un articolo in cui si parla di un blitz a Green Hill della Brambilla insieme alle forze dell'ordine, avvenuto venerdì scorso, 11 novembre.
Molto probabilmente sabato 19, in occasione del corteo nazionale organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill,  ci sarà un faccia a faccia tra il Ministro e il Sindaco di Montichiari che, inspiegabilmente, non si è ancora pronunciato sull'istanza di chiusura presentata dall' OIPA a seguito dell'ispezione del 30 settembre scorso. Cosa dirà il Sindaco Zanola al Ministro Brambilla? Restiamo in trepida attesa....
Restiamo in attesa anche di sapere dove sono finiti i registri di carico scarico (se mai ci sono stati...)perché il 60% dei cani di Green Hill non è identificato: su 2.137 cani solo 831 con microchip (quest'ultima notizia è stata pubblicata da La Padania del 13/14 novembre 2011 pagina 15).

(fonte foto: servizio di E. Stoppa del 28.10.2011)

mercoledì 9 novembre 2011

PRESIDIO PER LA CONSEGNA DELLE FIRME - 2 DICEMBRE 2011 A MONTICHIARI

Venerdì 2 dicembre 2011 a Montichiari (BS), dalle 10.00 alle 12.00, si svolgerà un presidio davanti al Municipio. Sarà l’occasione per consegnare al Sindaco le 16.896 firme raccolte da maggio dell'anno scorso ad oggi per chiedere la chiusura definitiva, senza condizioni e senza trucchi, di Green Hill, l’allevamento di beagle destinati alla vivisezione. Quasi 17mila persone di ogni regione d’ Italia hanno firmato la nostra petizione. Alcune di loro ci hanno aiutato a diffondere la raccolta là dove non saremmo mai potuti arrivare con i banchetti informativi, dato che siamo solo un gruppo di volontari. L’unione fa davvero la forza! E insieme a chi crede nella battaglia di civiltà che stiamo portando avanti, riusciremo a far chiudere Green Hill! Dopo l’istanza di chiusura presentata dall’OIPA al Sindaco e dopo il suo inspiegabile e imbarazzante silenzio, il Comitato Montichiari contro Green Hill torna in piazza per dare voce ai cani prigionieri e vittime della follia umana. Vogliamo risposte chiare e precise e le vogliamo nero su bianco! Siamo stanchi delle promesse, dei proclami, dei discorsi! Il Comitato coglie l’occasione per ricordare a tutti che il 19 novembre a Montichiari (BS) si terrà un importantissimo corteo nazionale contro Green Hill e contro la vivisezione, organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill.  Invitiamo le persone che hanno a cuore la sorte dei 2700 beagle a partecipare a tutte le iniziative di protesta in programma per le prossime settimane. 
Non diamogli tregua! Fino alla fine!



martedì 8 novembre 2011

BANCHETTO A MANERBIO (BS) DOMENICA 13 NOVEMBRE 2011

IL COMITATO VI ASPETTA DOMENICA MATTINA, 13 NOVEMBRE A MANERBIO (BS) CON LA RACCOLTA FIRME E CON IL CONSUETO BANCHETTO INFORMATIVO. SE VUOI CHE IL LAGER DI MONTICHIARI CHIUDA  I BATTENTI, FAI LA TUA PARTE! NON RESTARE INDIFFERENTE!
(fonte foto: web)

lunedì 7 novembre 2011

SABATO 19 NOVEMBRE 2011: CORTEO NAZIONALE CONTRO GREEN HILL

SABATO 19 NOVEMBRE 2011
CORTEO NAZIONALE 
CONTRO GREEN HILL 
CONTRO LA VIVISEZIONE
organizzato dal Coordinamento Fermare Green Hill

Ritrovo e concentramento ore 14.00 in piazza del Municipio, Montichiari (BS)
Partenza corteo ore 15.00



domenica 6 novembre 2011

SABATO 19 NOVEMBRE: MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GREEN HILL.


SABATO 19 NOVEMBRE DALLE ORE 14.00, A MONTICHIARI (BS) MANIFESTAZIONE NAZIONALE CONTRO GREEN HILL, ORGANIZZATA DAL COORDINAMENTO FERMARE GREEN HILL.



Info e dettagli: www.fermaregreenhill.net

sabato 5 novembre 2011

GREEN HILL, L'ORRORE DALL'INTERNO!

IL SERVIZIO DI E. STOPPA.

http://www.striscialanotizia.mediaset.it/video/videoextra.shtml?13854

MAIL PER SOLLECITARE IL SINDACO DI MONTICHIARI A CHIUDERE GREEN HILL, ADESSO!

DIAMO UN SOLLECITO AL SINDACO DI MONTICHIARI
============================================

Come già saprete al sindaco di Montichiari, Elena Zanola, è stata
presentata in data 1 novembre una istanza di chiusura dell’allevamento
Green Hill basata su gravi irregolarità amministrative.
Il Sindaco aveva 3 giorni di tempo per prendere una decisione. I tre
giorni sono scaduti ieri, ma dal sindaco a quanto pare non c’è stata
alcuna risposta. Evidentemente la decisione è scottante e difficile,
anche
se non lo dovrebbe essere e non lo sarebbe per nessuno di noi, di
fronte a
migliaia di animali che soffrono e di fronte a gravi irregolarità che
rendono così semplice la questione.
La signora Zanola nell'anno passato ha più volte ribadito che non è
nelle
sue possibilità chiudere questo lager, facendo intendere che farebbe
qualcosa se lo fosse. Bene, adesso è nel pieno delle sue facoltà, anzi è
un dovere di fronte a quanto scritto nella stessa autorizzazione da lei
rilasciata. Quindi non ci sono scuse.

A questo punto abbiamo due buoni modi per dare un forte sollecito al
sindaco, a cui chiediamo a tutti e tutte di partecipare il più
possibile,
vista l’urgenza del momento e l’importanza della situazione:

-scrivere in massa alla casella e-mail, telefonare e faxare in Comune
per
far sentire la nostra voce.

-partecipare ad un prossimo evento nazionale a Montichiari che si terrà
sabato 19 novembre e di cui manderemo ulteriori dettagli nei prossimi
giorni. Ci sono solo due settimane per organizzarsi, lo sappiamo, ma
contiamo sulla comprensione e la partecipazione di tutti, perché il
momento è caldo ed è necessario far sentire la nostra presenza subito,
adesso!

Scrivete dunque appena possibile al sindaco e al Comune di Montichiari e
chiedete di ritirare la licenza a GreenHill e portare alla chiusura di
questo allevamento.

Questi sono i recapiti utilizzabili:

Tel: 030/96561

Fax: 030/9656382

Mail: sindaco@montichiari.it, urp@montichiari.it,
ufficio.protocollo@cert.montichiari.it,


LETTERA TIPO:
---------------------

Gentile Sindaco di Montichiari,
la presente per chiederLe la chiusura dell’allevamento GreenHill e il
ritiro dell’autorizzazione che consente all’allevamento stesso di
operare.
Autorizzazione rilasciata da codesto Comune (prot.36451/2008 del
13.11.2008) a condizione, ovviamente, del rispetto di precisi requisiti
di
legge, requisiti che, come risulta evidente dagli esiti delle recenti
attività di Polizia Giudiziaria, vengono palesemente e gravemente
disattesi.

Non viene rispettato il decreto 116, unico riferimento di legge cui
l’allevamento deve adeguarsi, secondo quanto avete sempre ribattuto Voi
e
il servizio veterinario dell’Asl (a tutti i diversi livelli, locale e
regionale) quando chiedevamo l’adeguamento anche per GreenHill alla
legge
regionale sul randagismo e gli animali d’affezione.

In particolare il decreto 116 viene disatteso in più punti:
-violazione dell’articolo 11 comma 1 del Dlgs 116/92: assenza registro
carico e scarico;
-violazione articolo 11 comma 2 del Dlgs 116/92: mancata vidimazione del
suddetto registro dall’Autorità Comunale;
-violazione articolo 13 commi 1 e 4: presenza di 400 cani non
identificati
già svezzati e mancata registrazione degli stessi in Banca Dati Anagrafe
Canina Regionale.

Vengono inoltre avanzate ipotesi di maltrattamento per sovraffollamento,
inquinamento acustico che sottoporrebbe i cani a grave stress, assenza
di
certificati di morte dei cani deceduti, ecc.
Lei più volte ha dichiarato che se avesse avuto le carte e i motivi per
chiudere l’allevamento l’avrebbe fatto.
Ma che tutto era sempre stato trovato in ordine e le procedure e le
attività ivi svolte ineccepibili.

Considerato che le violazioni di cui sopra comportano la revoca
dell’autorizzazione, Le chiediamo formalmente di chiudere l’allevamento.
Riteniamo, infatti, alla luce degli ultimi eventi, che non ci siano più
ragioni di rimandare, ma sia Suo dovere
provvedere affinché questo allevamento, che non si può definire altro
che
lager, chiuda subito.

Distinti Saluti,
(nome)
_______________________________________________

(FONTE: www.fermaregreenhill.net)

info@fermaregreenhill.net

(beagle all'interno di Green Hill - fonte foto: OIPA)

mercoledì 2 novembre 2011

GREEN HILL, QUALCOSA SI MUOVE! - NEWS DAL COORDINAMENTO FERMARE GREEN HILL

In queste ultime settimane, da quando abbiamo occupato il tetto di Green
Hill, si sono susseguiti una serie di eventi che hanno messo questo
allevamento sotto i riflettori nazionali e internazionali e sulla bocca
ditutti. L'azione del 14-15 ottobre è stata sicuramente la scintilla che
mancava per poter riaccendere il dibattito e smuovere acque che
stagnavano.

E innegabile che sulla questione Green Hill e più in generale sul
problema vivisezione si sia finalmente mosso qualcosa e ci sia adesso un
dibattito pubblico e politico che mancava da troppo tempo. Questo è
stato forse uno dei successi maggiori di questa campagna, qualcosa che in cuor
nostro speravamo fin dall'inizio di scatenare, utilizzando un caso
eclatante come catalizzatore di attenzione su un problema più diffuso.
Chiudere il lager di Montichiari è per noi importante, ma non è certo
con questo che si fermerebbe la vivisezione sui cani, tantomeno sugli altri
animali, e non siamo mai stati così ingenui da pensarlo o tantomeno da
dirlo. La lotta contro Green Hill è nata infatti proprio con la speranza
di poter da una parte creare ostacoli ai vivisettori togliendo dal
territorio nazionale l'ultimo allevamento di cani beagle, dall'altro
ottenere dei cambiamenti a lungo termine, cambiamenti che possono essere
di diversa natura ma che portino nell'immediato ad una concreta
riduzione del numero di animali uccisi nei laboratori.

Ciò che si è mosso in queste settimane è molto interessante, apre delle
prospettive che potrebbero davvero vedere chiusi e vuoti quei capannoni
dell'inferno, ma necessitano di una spiegazione e di un esame oculato.

E' stato facile per molti in questi giorni farsi prendere dall'entusiasmo e
cantare vittoria, addirittura già pensare alle adozioni per quei cani
prigionieri a Montichiari. Da parte nostra, anche per lesperienza
maturata nel tempo, possiamo solo dire che adesso è il momento di
stringere i denti, dare il massimo e, speriamo, l'ultima spallata,
cercando davvero di ottenere quello che vogliamo, senza esultare fino al
momento in cui toccheremo con mano i risultati.

L'approvazione in Commissione Affari Sociali della Camera sul Lavoro di
un emendamento restrittivo per il recepimento della Direttiva Europea in
tema di vivisezione è stato sbandierato dagli autori come un enorme
successo, e osannato da schiere di ignari come tale. Ma va detto che a parte un paio
di punti molto interessanti questo emendamento è stato in larga parte
solo propagandistico, vietando tipologie di esperimenti che per la legge
italiana 116/92 sono già vietati e lasciando le stesse possibilità di
adesso di ottenere le deroghe per farli. Se questo emendamento poi
passerà liter burocratico necessario è ancora da vedere, visto che la strada
forse è lunga, ma gli unici punti interessanti sono il divieto di
allevamento di cani, gatti e primati e lo stop ad esperimenti bellici.
Questo porterebbe non solo alla chiusura di Green Hill, ma ad
un'impossibilità per il settore di aprire nuovi lager del genere in
altre regioni, e soprattutto allo stop ad esperimenti di tipo
bellico-militare.
Il resto sono solo belle parole condite ad arte per avere consenso ed
attenzione. Vedremo col tempo cosa ne verrà fuori.

Notizia ben più concreta è invece che presso il sindaco di Montichiari è
stata presentata un istanza di ritiro della licenza e chiusura
dell'attività di Green Hill da parte di organi della Polizia
Giudiziaria.
Le motivazioni non sono campate in aria ma riguardano concrete e gravi
mancanze da un punto di vista amministrativo da parte dellazienda,
riscontrate durante un sopralluogo avvenuto il 30 settembre, di cui
finalmente possiamo dare notizia. E stato riscontrato che Green Hill
non ha nessun registro di carico e scarico dei cani, che non ha segnato ben
400 cani nel'lanagrafe canina, sono state inoltre sequestrate 35
carcasse di cani soppressi per non si sa quale motivo e non c'erano nell'azienda
neppure i certificati di morte di questi animali. Tutto questo è in
evidente contrasto con la normativa 116/92, la stessa a cui Green Hill
dice di sottostare quando fa comodo a loro e non dover rispettare le
norme regionali in tema di allevamenti e canili. Queste violazioni sono tali
da portare al ritiro della licenza, e non è una forzatura, è quanto scritto
sia nella legge 116 che nella autorizzazione firmata dal sindaco alcuni
anni fa.
Per cui adesso la patata bollente è in mano ad Elena Zanola, che finora
non ha mai mosso un dito a favore dei cani di Green Hill, che ha
definito quel lager un soggiorno, che ha voluto denunciare tutti gli attivisti
sul tetto e sotto il tetto il 14 ottobre e che lo stesso giorno ha osato
dire davanti alle telecamere che il 30 settembre non era stato trovato uno
spillo fuori posto dentro Green Hill. Lo stesso sindaco che per legge i
registri di carico e scarico di un allevamento sul territorio dovrebbe
vidimare, e che con Green hill non li ha neanche mai visti.

Sta di fatto che tra decine di servizi su giornali e telegiornali, le
immagini dell'interno di Green Hill trasmesse a Striscia la Notizia, le
denunce, gli emendamenti, gli attivisti sul tetto e molto altro, tutta
Italia sa che esiste a Montichiari un lager per cani destinati alla
vivisezione. Ma ancora di più: adesso la gente sa che esiste la
vivisezione, qualcosa di cui nessuno parla, che molti non hanno mai
sentito nominare o pensano sia un triste ricordo del passato. Qualcosa
di cui di solito non si mostrano le immagini.
Sta a noi adesso fare in modo che dal semplice sapere di un problema le
persone possano capire cosa fare per non esserne parte, e che la
vivisezione diventi davvero un ricordo del passato.

Noi dal canto nostro non demordiamo, e speriamo di avervi tutti con noi
per le prossime importanti iniziative che lanceremo.


(fonte: Coordinamento Fermare Green Hill - info: info@fermaregreenhill.net)

(fonte foto: web)

martedì 1 novembre 2011

Apriamo gli occhi sulla Vivisezione, di Stefano Cagno



Gli aspetti fondamentali dell'antivivisezionismo che esamineremo in questa breve panoramica sono:l'aspetto etico e storico, quello scientifico e quello legislativo. Per ciascuno di essi è disponibile materiale di approfondimento, sia in forma di opuscoli che di libri.
L'aspetto etico e storico
La parola "vivisezione" significa, letteralmente, "sezionare da vivo", cosa che non avviene certo in tutte le ricerche compiute sugli animali. Chi esegue esperimenti sugli animali preferisce usare il termine meno cruento di "sperimentazione animale" che non richiama altrettanto l'idea della violenza e della tortura anche se, in realtà, la sofferenza e la violenza sono presenti in modo forte e talvolta in misura anche maggiore dove non avviene la dissezione vera e propria (se eseguita in anestesia). In questo opuscolo, i termini "vivisezione" e "sperimentazione animale" verranno usati come sinonimi.
Esaminiamo dapprima alcuni dati statistici, per farci un'idea di quanto diffusa sia questa pratica. Si stima che in Gran Bretagna muoiano ogni anno nei laboratori circa tre milioni di animali; in Italia circa un milione; negli Stati Uniti circa 17 milioni. In tutto il mondo, almeno 300 milioni. Va però notato che l'unica nazione a rendere di pubblico dominio, già da molti anni, le "cifre della vivisezione", è la Gran Bretagna. In Italia, tali dati sono stati pubblicati per la prima volta sulla Gazzetta Ufficiale soltanto nel 1995, ma con molte mancanze ed imprecisioni. E' comunque sempre molto difficile procurarsi dati e notizie sulla vivisezione, perché tutto avviene in un alone di segretezza, al chiuso dei laboratori.
Gli animali utilizzati appartengono alle più svariate specie; vengono usati soprattutto topi, ratti e cavie, ma anche molti conigli, cani, gatti, maiali, scimmie, uccelli, pesci ed anche mucche e vitelli. Questi animali in alcuni casi vengono catturati, prelevati dal loro ambiente naturale. Molti di essi, i più fortunati, muoiono durante la cattura o il trasporto. Quelli che sopravvivono sono tenuti, per mesi o anni, in gabbie di ridottissime dimensioni, spesso impossibilitati ad ogni contatto sociale con i loro simili. Gli altri animali provengono invece da allevamenti appositi e conoscono quindi da sempre una vita fatta solo di reclusione.
I campi d'applicazione della vivisezione sono molteplici: il 59% degli animali vengono impiegati in esperimenti di farmacologia; una percentuale più bassa è utilizzata per la "ricerca medica", cioè per lo studio delle malattie; una parte è impiegata negli esperimenti per i test sui cosmetici; un'altra parte in esperimenti di psicologia e una percentuale più bassa per i test bellici o didattici. Gli esperimenti di tossicità sono "trasversali" a questa classificazione perché vengono effettuati in campo farmacologico, medico, cosmetico, etc. In Italia, il 75% dei test su animali riguardano la tossicità. I luoghi in cui questi esperimenti avvengono sono per circa il 60% (dati britannici) industrie e laboratori privati, per il 33% università e scuole di medicina, mentre il restante 7% si suddivide tra laboratori pubblici e dipartimenti governativi.
Gli animali vengono devocalizzati per impedire loro di urlare; vengono avvelenati, ustionati, accecati, affamati, mutilati, congelati, decerebrati, schiacciati, sottoposti a ripetute scariche elettriche attraverso elettrodi conficcati nel cervello, infettati con qualsiasi tipo di virus o batterio, anche quelli che non colpiscono gli animali, come il treponema pallidum per la sifilide o l'HIV per l'AIDS. Tutti i test sono dolorosi per l'animale; non vi sono mai casi in cui non ci sia sofferenza; la prigionia in sè è già una tortura significativa.
Inoltre, il 63% degli esperimenti (dati britannici) viene compiuto senza anestesia, un altro 22% con anestesia solo parziale. Gli esperimenti di psicologia sono particolarmente crudeli, perché sottopongono gli animali ad ogni forma di stress fisico e psicologico, nel tentativo assurdo di riprodurre e studiare le malattie mentali degli esseri umani e le loro cause. Si compiono, ad esempio, migliaia di esperimenti sulla "deprivazione materna", sull'isolamento e sull'aggressività.
Da un punto di vista etico non può esserci alcuna giustificazione a questo massacro legalizzato. Chi sostiene la vivisezione accusa chi la combatte di "sentimentalismo" nei confronti degli animali, e chiede spesso: "preferite salvare un topo piuttosto che un bambino?", facendo leva, egli stesso, sulle emozioni (ma di verso opposto). La risposta giusta a questa domanda è: "preferiamo salvare sia il bambino che il topo" perché, al di là delle spiegazioni scientifiche, che leggerete dopo, secondo cui la sperimentazione sull'animale può causare la morte anche del bambino, è importante capire che una scienza in cui si adotti il principio che "il fine giustifica i mezzi" è una scienza malata, in cui qualsiasi atrocità, anche sull'uomo, potrà essere legittimata, come ci insegna il triste passato dei lager nazisti.
E' importante rilevare come non si possa accettare che esistano da un lato, la "vivisezione giusta" (quella per scopi medici) e dall'altro, la "vivisezione sbagliata" (ad esempio, quella per i cosmetici). La vivisezione è sempre ed in ogni caso inaccettabile, sia dal punto di vista scientifico che da quello etico.
Occorre escludere la sperimentazione animale, così come ogni altra forma di tortura, anche perché vi è sempre un'altra via, con basi scientifiche e senza violenza: è quella che va esplorata e allargata, è quella che concretamente porta i risultati migliori per l'uomo. La vivisezione, definita da Gandhi "il crimine più nero tra i neri crimini commessi dall'uomo", va avanti per una forma di inerzia culturale, perché non ci si oppone agli interessi che la sostengono e che impongono come dogma che "la vivisezione è necessaria". Noi lottiamo contro questa inerzia, questi anacronistici retaggi del passato, per liberare la scienza da un grave errore di metodo e dalla violenza.
E' significativo, a questo proposito, il fatto che ancora oggi si usi, come test di tossicità, il "Draize test", che misura l'irritabilità di una sostanza versandola negli occhi e sulla pelle di decine di conigli, lasciandola lì per ore o giorni, finché non avvenga la necrosi dell'organo. Ebbene, questo test, inventato nel 1944, continua ad essere usato, immodificato; è una della tante dimostrazioni di come queste pratiche proseguano solo per inerzia e di come non si voglia realmente progredire verso metodi più scientifici. Lo stesso discorso vale anche per il test LD50, utilizzato per la prima volta nel 1927, in cui si somministrano dosi crescenti di una sostanza a diversi animali fino alla morte del 50% di essi.
Il pensiero occidentale non è mai stato particolarmente benevolo verso gli animali, visti quasi sempre come creature poste al servizio dell'uomo. Si può dire che fino a pochi anni fa la visione antropocentrica del mondo sia stata quasi universalmente accettata, anche se, già nell'antichità, si siano fatte sentire voci di dissenso a questa impostazione, come quelle di Pitagora, Porfirio, Plutarco, Celso.
A questa visione si oppose anche Kant, il quale, pur non riconoscendo agli animali diritti derivanti dalla loro condizione di esseri viventi e senzienti, riteneva che l'uomo dovesse rispettare gli animali perché la crudeltà nei loro confronti predisponeva ad uguale comportamento verso i nostri simili.
Solo alla fine del 1700 il filosofo utilitarista Jeremy Bentham iniziò, per la prima volta, a porre le basi per il riconoscimento dei diritti animali. Egli disse: "il problema non è 'possono ragionare?', né 'possono parlare?', ma: 'possono soffrire?'" (in un essere umano sottoposto a torture analoghe a quelle della vivisezione, essere cerebroleso o, al contrario, dotato di un alto quoziente di intelligenza, non modificherebbe certo la dimensione della sua sofferenza).
Agli inizi degli anni '70 cominciò ad organizzarsi un vero e proprio movimento per il riconoscimento dei diritti degli animali. Alla base delle argomentazioni vi è il concetto di specismo: l'uomo mette in atto comportamenti crudeli verso gli animali soltanto perché non appartengono alla sua stessa specie. Allo stesso modo, i razzisti discriminano in base alla razza ed i sessisti in base al sesso. Riconoscere agli animali diritti quali la vita, il benessere, un equo trattamento e il rispetto della propria specificità, rappresenta quindi la logica conseguenza del riconoscimento dei diritti umani.
In sintesi, la vivisezione, dal punto di vista etico, deve essere abolita perché rappresenta un esempio di comportamento specista, gravemente lesivo di tutti i diritti che le più avanzate correnti di pensiero filosofico riconoscono agli animali; essa è un crimine in qualsiasi modo si tenti di giustificarla: che la si compia credendo di "far del bene all'umanità", o che la si compia,  come   spesso   avviene,  solo per interessi personali e di carriera.
L'aspetto scientifico
I medici antivivisezionisti partono dalla semplice ed oggettiva constatazione che gli animali non sono modelli sperimentali adatti all'uomo, perché troppo diversi da noi. Ogni specie animale è infatti biologicamente, fisiologicamente, geneticamente, anatomicamente molto diversa dalle altre e le estrapolazioni dei dati tra una specie e l'altra sono impossibili. Un numero sempre crescente di medici non accetta più la validità della vivisezione come dogma e considera antiscientifici gli esperimenti sugli animali.
Questi esperimenti non portano ad alcuna reale conoscenza sugli effetti di una eventuale sostanza da provare (come ad esempio un farmaco), perché animali di specie diverse, come pure di razze diverse o addirittura di ceppi della stessa specie, rispondono in modo diverso ad un dato stimolo. E' sufficiente dire che il 60% delle risposte dei topi differisce da quelle dei ratti, specie a loro molto simile. E, dunque, se il risultato ottenuto sul topo è diverso da quello ottenuto sul gatto, diverso da quello ottenuto sul cane ed anche da quello ottenuto sul ratto, a chi somiglierà di più l'uomo: al topo, al gatto al cane o al ratto? La risposta non si può sapere a priori. Solo dopo aver sperimentato sull'uomo si scoprirà, volta per volta, a quale specie e razza egli assomigli di più in quel particolare caso.
Risulta quindi chiaro che la vivisezione è dannosa per l'uomo, per due ragioni principali: si sperimentano direttamente sull'uomo sostanze che non hanno subito alcun vaglio preventivo (dal momento che il risultato della sperimentazione sugli animali non è in alcun modo predittivo per l'uomo) e si corre il rischio di scartare sostanze che potrebbero essere invece di grande aiuto per l'uomo, per il solo fatto che su di una particolare specie sono risultate tossiche.
I vivisettori sanno comunque, (ma lo dicono solo nei casi in cui fa loro comodo) che ciò che vale per un animale può benissimo non valere per l'uomo e molto spesso, una sostanza risultata tossica per una o più specie viene ugualmente sperimentata sull'uomo.
Vale la pena di sottolineare che la sperimentazione sugli animali fornisce ai produttori di farmaci la possibilità di selezionare la risposta, variando la specie animale o semplicemente le condizioni dell'esperimento, con il fine di commercializzare, in un'ottica di profitto, migliaia di farmaci che, una volta in commercio, si rivelano spesso inutili e talvolta dannosi. La sperimentazione animale fornisce così una comoda (ma per noi pericolosa) tutela giuridica alle aziende farmaceutiche. Esistono circa 200.000 specialità farmaceutiche in commercio nel mondo, mentre quelle ritenute utili dall'Organizzazione Mondiale della Sanità sono soltanto 300-400.
Ecco alcuni tra i moltissimi esempi di sostanze che hanno effetti opposti sull'uomo e sull'animale: la pecora ed il porcospino possono ingoiare quantità cospicue di arsenico, notoriamente velenoso per l'uomo. La stricnina lascia indifferente la cavia, il pollo e la scimmia in dosi sufficienti ad uccidere un'intera famiglia umana. L'amanita phalloides, fungo velenosissimo di cui pochi grammi sono per noi letali, è del tutto innocua per gatti e conigli. L'insulina provoca malformazioni nelle galline, nei conigli e nei topi, ma non nell'uomo. La stessa penicillina è letale per le cavie da laboratorio (ma fu una enorme fortuna per l'umanità che fosse stata sperimentata sui topi, come dichiarò lo stesso Florey, uno degli scopritori insieme a Fleming).
Questo è il percorso che solitamente seguono le scoperte biomediche: esse nascono da uno studio epidemiologico (ossia dall'osservazione e lo studio statistico di gruppi di persone) oppure da un'osservazione clinica casuale. Poi si cerca di ottenere sugli animali lo stesso fenomeno già riscontrato sull'uomo, sperimentando su varie specie, fino a trovare, di volta in volta, la razza ed il ceppo che diano quella determinata risposta. La scoperta verrrà accreditata dalla medicina ufficiale solo dopo che l'esperimento sugli animali è risultato positivo. La vivisezione ha dunque portato gravi danni in tutti quei casi in cui un risultato già noto sull'uomo non è stato considerato valido perché non poteva essere riprodotto su alcun animale: così gli effetti dannosi dell'alcool, del fumo di sigaretta, dell'amianto, del metanolo, etc. non sono stati considerati "provati scientificamente" per moltissimi anni, con grave danno per la salute umana.
Per quale ragione, allora, si esperimenta ancora sugli animali? Lo si fa in grande parte per favorire le carriere universitarie, basate sul numero di pubblicazioni prodotte, essendo gli esperimenti sugli animali (non importa se già effettuati migliaia di volte) la via più facile e veloce. Inoltre, come già illustrato, la sperimentazione sugli animali costituisce per le industrie una sicura tutela giuridica per ogni eventuale contenzioso. Eppure, in Italia, in undici anni sono state ritirate per inidoneità o perché pericolose oltre 22.000 specialità farmaceutiche, la cui efficacia ed innocuità era stata garantita dalla  sperimentazione   animale.   Il   General   Accounting   Office statunitense ha passato in rassegna 198 nuovi farmaci dei 209 commercializzati tra il 1976 e il 1985 ed ha trovato che, il 52% di essi presentavano "gravi rischi emersi dopo l'approvazione" che i test sugli animali non avevano previsto. Del resto, si è saputo che negli Stati Uniti le malattie iatrogene (provocate dai farmaci) costituiscono la quinta causa di morte.
Un dossier pubblicato recentemente su "Scientific American" apre un primo spiraglio nel mondo scientifico "ufficiale" alla posizione critica verso la sperimentazione animale. Un altro articolo di "The Sciences" (organo della New York Academy of Sciences) commenta come la notizia dei presunti successi della cura Folkman per il cancro (sperimentata solo sui topi) che utilizza l'angiostatina e l'endostatina, abbia acceso molte false speranze: "...anche se qualsiasi sostanza oggi in uso per la cura del cancro è stata provata per la sua efficacia sui topi, la relazione tra gli effetti benefici dei farmaci sui topi e gli effettivi benefici riscontrati clinicamente sui pazienti è circa del 10%. Questa percentuale così bassa porta a due considerazioni. La prima è che l'angiostatina e l'endostatina, fino ad oggi provate solo sui topi, potrebbero, entro breve, raggiungere la lunga lista delle vantate "cure" per il cancro che facevano meraviglie sui topi, ma sono fallite con i pazienti umani. La seconda è quella fatta da alcuni ricercatori per il cancro, che infine hanno iniziato a chiedersi se delle cure promettenti possano essere andate perse, perché risultate non efficaci sui topi".
I metodi sostitutivi
I ricercatori che abbiano a cuore la vera ricerca scientifica e non la propria carriera, hanno a disposizione metodi migliori dei test sugli animali:
a) innanzitutto la ricerca clinica: la maggior parte delle scoperte mediche (i cui successi vengono spesso attribuiti alla sperimentazione animale) sono dovute infatti ad un'osservazione clinica (sull'uomo) di un particolare fenomeno, che solo in seguito i ricercatori tentano di riprodurre negli animali, inducendo in essi delle patologie artificiali. Essi variano le condizioni dell'esperimento, così come la specie di animale utilizzata, fintanto che il risultato non coincida con l'indicazione fornita dall'uomo;
b) l'epidemiologia e la statistica. L'epidemiologia studia la frequenza e la distribuzione dei fenomeni epidemici e quindi delle malattie nella popolazione; la statistica è invece la disciplina che si occupa del trattamento dei dati numerici derivanti da un gruppo di individui. Sono stati l'impiego della epidemiologia e della statistica che hanno permesso di riconoscere la maggior parte dei fattori di rischio delle malattie cardiocircolatorie quali l'ipertensione arteriosa, il fumo, il sovrappeso, l'ipercolesterolemia;
c) lo studio diretto dei pazienti, tramite i moderni strumenti di analisi non-invasivi. Questi metodi consentono di ottenere ottimi risultati, come è stato riscontrato per le malattie cardiache;
d) autopsie e biopsie: le autopsie sono state cruciali per la comprensione di molte malattie; con le biopsie si possono   ottenere   molte  informazioni durante i vari stadi della malattia. Per esempio, le biopsie endoscopiche hanno dimostrato che il cancro al colon deriva da tumori benigni chiamati adenomi. Questo è in contrasto con il modello animale più usato, in cui non vi è la sequenza adenoma-carcinoma;
e) colture in vitro di cellule e tessuti umani;
f) simulazioni al computer;
Infine, per quelle sostanze già entrate in commercio, una sorveglianza durante le vendite consentirebbe una sperimentazione di seconda fase. Attraverso l'informatica è oggi possibile, infatti, mantenere registrazioni dettagliate degli effetti collaterali: una banca dati centralizzata consentirebbe la rapida identificazione di farmaci pericolosi, e al tempo quella di effetti collaterali imprevisti, anche positivi (in passato, farmaci concepiti per alcune patologie sono talvolta serviti a curarne altre).
L'aspetto legislativo
In Italia esiste un decreto legislativo (n. 116, del 1992) che regola lo svolgimento degli esperimenti sugli animali. Vi sono però anche altri aspetti legislativi da considerare:
1. la legge sull'obiezione di coscienza alla vivisezione;
2. la questione della sperimentazione didattica, direttamente collegata alla legge di cui al punto 1;
3. le direttive CEE che obbligano ad eseguire sugli animali i "test di tossicità";
4. le direttive CEE in materia di test per i prodotti cosmetici;
5. la direttiva CE relativa all'immissione sul mercato dei biocidi (disinfettanti, insetticidi, acaricidi, etc.), che prevede ancora altri test su animali e che dovrà essere recepita entro il maggio 2000.
In Italia, la precedente legge sulla sperimentazione animale risaliva al 1931, e quella attuale ne rispecchia in gran parte l'impostazione. La legge del 1931, in sostanza, consentiva la vivisezione "per il progresso della biologia e della medicina sperimentale". Nel 1992, il Decreto Legislativo n.116, che recepisce la direttiva CEE sull'argomento, abroga tutte le disposizioni della vecchia legge, tranne l'articolo 1, che recita: "La vivisezione e tutti gli altri esperimenti sugli animali a sangue caldo (mammiferi e uccelli) sono vietati quando non abbiano lo scopo di promuovere il progresso della biologia e della medicina sperimentale e si eseguono negli istituti e laboratori scientifici della Repubblica sotto la diretta responsabilità dei rispettivi direttori (...). Gli esperimenti che richiedono la vivisezione a semplice scopo didattico, sono consentiti soltanto in caso di inderogabile necessità, quando, cioè, non sia possibile ricorrere ad altri metodi dimostrativi".
Occorre qui sottolineare due aspetti: l'espressione "progresso della biologia e della medicina sperimentale", che sembra così restrittiva, non pone in realtà alcuna limitazione: non c'è esperimento, anche il più palesemente assurdo ed aberrante, che non venga presentato dai vivisettori come utile, o addirittura indispensabile, e come tale accettato. Ma ancora non basta: all'art. 3, comma 4, viene ammessa anche la ricerca "di base", ossia qualsiasi sperimentazione che non abbia un fine immediato, prevedibile, o predeterminato: ciò significa che tutto quanto può passare per la mente del ricercatore, in cerca di finanziamenti, titoli o pubblicazioni, può essere accettato.
Questo decreto pone inizialmente molte norme restrittive sull'utilizzo degli animali nella ricerca: vieta gli esperimenti su cani, gatti e scimmie, quelli senza anestesia e quelli didattici. Purtroppo, vengono tutti riammessi con le norme derogatorie. Si raccomanda che gli esperimenti siano quanto meno dolorosi possibile, che l'anestesia venga praticata, e via dicendo; ma si lascia giudicare allo sperimentatore stesso se l'esperimento "richieda necessariamente" di derogare a tali disposizioni e, in sostanza, lo sperimentatore è lasciato libero di agire come più gli aggrada. Inoltre, le sanzioni previste dal decreto legislativo 116/92 hanno comunque soltanto carattere amministrativo e non penale. In ogni caso, gli esperimenti su cani, gatti e scimmie, quelli senza anestesia e quelli didattici, devono essere espressamente autorizzati dal Ministero della Sanità. Inoltre, dal 1991, i cani (e gatti) dei canili pubblici non possono essere ceduti ai laboratori di vivisezione e gli animali usati per gli esperimenti devono provenire da appositi allevamenti.
Nonostante i vivisettori abbiano così ampia libertà di azione, sono ancora molti gli illeciti compiuti in questo campo, che si possono punire anche a norma di legge. Nel numero di luglio 1998 di "Impronte", il periodico della LAV, è stato pubblicato l'elenco dei centri di ricerca in cui si praticano esperimenti su animali, ottenuto dal Ministero della Sanità soltanto dopo una causa vinta in tribunale (sentenza 471/97, prima sezione bis del Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio). Con questo elenco vi è la dimostrazione che l'attuale normativa sulla vivisezione, oltre ad essere una semplice farsa (dato l'enorme potere discrezionale che, come abbiamo visto, essa concede ai vivisettori), viene anche sostanzialmente disattesa.
La normativa non prevede la concessione da parte del Ministero della Sanità di una autorizzazione per ogni singolo esperimento su animali. E' sufficiente che i cosiddetti "stabilimenti utilizzatori", ottenuta l'autorizzazione generica all'esercizio della loro attività, inviino una semplice comunicazione al Ministero stesso, che in tal modo non ha più il compito di sindacare sull'opportunità degli esperimenti compiuti. Il Ministero della Sanità avrebbe invece il compito (art. 15) di raccogliere e pubblicare ogni tre anni "i dati statistici sull'utilizzazione di animali a fini sperimentali (...), sulla base delle comunicazioni degli stabilimenti utilizzatori". Quanto imprecise siano queste statistiche è dimostrato dal fatto che, i dati forniti dal Governo Italiano per il 1992 alla Comunità Europea differivano da quelli pubblicati in Italia sulla Gazzetta Ufficiale: 84.772 animali in più, fra cui 11.994 cani. Il fatto si è ripetuto per il 1996, con una differenza questa volta di 22.937 animali. Come rivela anche l'elenco pubblicato dalla LAV, gli stabilimenti autorizzati spesso non specificano né il numero né la specie degli animali utilizzati.
Se a ciò si aggiunge che, pur essendo il Ministero della Sanità formalmente responsabile dei controlli, questi vengano di fatto delegati agli stessi stabilimenti utilizzatori (che si dovrebbero in tal modo autocontrollare), si può capire quanta libertà venga lasciata ai vivisettori da questa legge.
Una drastica riduzione del numero degli animali uccisi, sarebbe possibile evitando le ripetizioni degli esperimenti già compiuti. Occorrerebbe dunque un Centro di Elaborazione Dati al quale far affluire i risultati di tutti gli esperimenti compiuti, come minimo, in tutta Europa. Invece, il decreto 116/92 si limita a definire, come unico obbligo per il Ministero della Sanità, la raccolta di dati statistici sul "numero e specie di animali utilizzati in esperimenti" e viene anche precisato che non saranno pubblicate le informazioni pervenute quando esse "rivestono un particolare interesse commerciale". Come dire che non si saprà mai niente degli esperimenti compiuti dalle industrie farmaceutiche.
La legge 413/93 sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale
Alla fine del 1989, 27 tecnici di Radiologia medica dell'Istituto Rizzoli di Bologna, in previsione dell'apertura all'interno dell'ospedale di un laboratorio, in cui sarebbero stati usati conigli, suini, ovini, cavie e ratti, si dichiararono obiettori di coscienza a questo tipo di sperimentazione. Nello stesso periodo, si verificava un caso analogo presso la USL n. 4 di Chieti. In poco tempo, giunsero presso i due istituti migliaia di lettere e fax di sostegno agli obiettori. Questo fu lo stimolo per la presentazione in Parlamento,    da    parte    dell'on.    Gianni  Tamino,  membro  del Comitato Scientifico Antivivisezionista (di cui è oggi presidente), del disegno di legge per l'obiezione alla vivisezione, poi portato avanti dalle senatrici Annamaria Procacci e Carla Rocchi e dal deputato Stefano Apuzzo. La legge fu approvata nel 1993 quasi all'unanimità.
Si tratta della legge n. 413, del 16 ottobre 1993 (Gazzetta Ufficiale n. 244), dal titolo "Norme sull'obiezione di coscienza alla sperimentazione animale", che riguarda studenti, docenti, ricercatori, medici, personale sanitario, tecnici, infermieri, in strutture pubbliche o private. La domanda di obiezione di coscienza va presentata per i dipendenti, all'atto d'assunzione e, per gli studenti, al momento dell'inizio del corso. Le strutture hanno l'obbligo di pubblicizzare la possibilità di obiezione di coscienza (nel caso delle università il compito spetta ale segreterie di facoltà) e devono predisporre un modulo da compilare per quanti vogliano presentare domanda. Ogni discriminazione è vietata. Devono essere previsti dei laboratori sostitutivi per gli studenti obiettori.
Sulla carta, questa legge è una grande ed importante conquista. Nella realtà, invece, la possibilità di obiettare, ben lungi dall'essere pubblicizzata, molto spesso non viene neppure menzionata nella "Guida dello studente" delle varie facoltà scientifiche. I laboratori sostitutivi spesso non esistono, e gli studenti che decidono di avvalersi del diritto all'obiezione, vengono discriminati dagli insegnanti. La legge esiste, dunque, ma non ne vengono applicati né la lettera né lo spirito.
La sperimentazione didattica
Abbiamo già visto come nella legge 116/92 la sperimentazione didattica sia ammessa "soltanto in caso di inderogabile necessità e non sia possibile ricorrere ad altri sistemi dimostrativi". Ma in moltissime facoltà esistono ancora laboratori didattici in cui vengono effettuati esperimenti su animali. Lo studente generalmente non lavora su animali vivi: è il docente o uno degli assistenti che, prima dell'inizio dell'esercitazione, uccide l'animale (le specie più utilizzate sono vermi, rane, roditori, molluschi e crostacei) non troppo tempo prima per evitare l'insorgere della necrosi. Le prove didattiche sono in genere molto semplici; si tratta normalmente della dissezione e della successiva osservazione dell'anatomia e fisiologia dell'animale.
L'associazione MOUSE (Movimento Universitario Europeo Obiettori alla Sperimentazione animale) ha pubblicato un rapporto sull'utilizzo degli animali nelle università, mettendo in luce l'inutilità e la non convenienza di tali esperimenti didattici, sotto diversi punti di vista: legislativo, scientifico, economico, organizzativo. Sotto l'aspetto scientifico, esistono metodologie di cui gli studenti possono  avvalersi,   che  sono  ben  più  utili  dei  ripetitivi  esperimenti  sugli  animali:
modelli riproduttivi animali e umani, simulatori di pazienti, film e video, simulazioni computerizzate (interattive e personalizzabili, in cui lo studente può eseguire i test da solo e valutare la propria preparazione), libri di fotografie, esperimenti su microrganismi, colture cellulari e tissutali.
Ma, al di là di ogni valutazione, la sperimentazione didattica dovrebbe essere immediatamente vietata perché presenta una contraddizione legislativa. La legge 413/93 consente infatti agli studenti di dichiararsi obiettori. Ciò significa che la sperimentazione sugli animali non è necessaria, come invece richiesta dall'articolo 8 della legge 116/92. Inoltre, poiché l'insegnante deve prevedere sistemi dimostrativi e corsi alternativi per gli studenti obiettori, è falso il fatto che non sia possibile ricorrere ad altri sistemi sostitutivi, come richiesto sempre dall'art. 8 della legge 116. Il permesso di effettuare esperimenti didattici sugli animali non dovrebbe essere pertanto mai concesso.
Esiste infatti una proposta di legge, portata avanti dai membri del Comitato Scientifico Antivivisezionista e da varie associazioni, supportata anche da una petizione popolare, che richiede di vietare esplicitamente ogni sperimentazione didattica sugli animali.
I test di tossicità
L'immissione sul mercato di ogni sostanza nuova potenzialmente pericolosa è disciplinata dalla Direttiva 92/32 CEE del 30/4/1992. Essa si applica a sostanze destinate alla preparazione di prodotti cosmetici e specialità medicinali e, tra le altre cose, obbliga la ditta che intende commercializzare una nuova sostanza a rendere noti i risultati delle prove tossicologiche ed ecotossicologiche, in cui vengono utilizzati gli animali.
Per classificare una sostanza viene effettuata la valutazione della tossicità acuta, ossia della dose che, con unica somministrazione, provoca la morte del 50% degli animali (LD50). Sono definite quattro categorie: "molto tossico", "tossico", "nocivo" e "non nocivo", in base alla specie dell'animale utilizzato ed al rapporto mg di sostanza/kg di peso corporeo. Tali parametri sono del tutto arbitrari perché, come sappiamo, una stessa sostanza fornisce risultati diversi per specie diverse, o anche per la stessa specie in condizioni ambientali diverse. Tale metodo non ha quindi alcun valore scientifico. Sono inoltre previste prove di tossicità ripetuta e cronica (dosi più piccole per periodi più lunghi, che vanno dalle 2 settimane a tutta la vita dell'animale), prove di mutagenesi (capacità della sostanza di alterare il codice genetico) e prove di tossicità connessa con il ciclo riproduttivo. Anche in questo caso, l'animale viene usato come modello per l'uomo, postulato scientificamente inaccettabile.
E' stata fatta una raccolta di firme per una petizione indirizzata al Ministro della Sanità, che chiedeva l'abolizione dell'obbligo legale dell'utilizzo di animali nei test di tossicità. Infatti, un ricercatore che voglia utilizzare metodi scientifici sostitutivi, è comunque obbligato dalla legge a compiere anche i test sugli animali. Mentre una sostanza provata solo sugli animali con gli obsoleti test LD50, LC50, etc., già ritenuti non affidabili dalla stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, può essere messa in commercio senza alcun altro obbligo.
La battaglia è importante perché il 75% degli animali uccisi dalla vivisezione viene immolato nei test di tossicità.
Le specialità farmaceutiche sono invece poste in commercio seguendo la Direttiva 83/570 della CEE, la quale prevede che una sostanza per uso medicinale debba essere provata prima sugli animali, poi su persone sane e, da ultima, su persone malate. Ma, anche nella seconda fase, sull'uomo, questa procedura non rispetta né dei criteri scientifici (l'uomo sano dà una risposta diversa da quella del malato), né dei criteri etici, perché non vengono tutelati i diritti delle persone sottoposte alla sperimentazione.
La sperimentazione umana
Per qualsiasi nuova cura o nuova sostanza è inevitabile che alla fine vi debba esssere la sperimentazione sull'uomo. Tuttavia, perché questa sperimentazione corrisponda alle caratteristiche di scientificità e di eticità, essa dovrebbe rispettare i seguenti principi:
1) essere fatta solo dopo che tutte le prove scientifiche possibili (dunque non sugli animali) siano state portate a termine (su cellule e batteri, con simulazione al computer, ecc);
2) essere fatta solo su persona portatrice della malattia in esame, escludendo i "volontari" sani (spesso chiamati volontari anche quando illecitamente retribuiti);
3) essere fatta su paziente consenziente, adeguatamente informato e che possa in qualunque momento interrompere la sperimentazione;
4) venire applicata solo quando non esistano altre terapie ritenute più idonee per il paziente e quando lo sperimentatore, anche in presenza delle autorizzazioni richieste, risponda in prima persona degli eventuali danni.
La sperimentazione fatta in precedenza sugli animali non sarà mai utile a tutelare in qualche modo la persona umana, o a farne, anche orientativamente, prevedere la risposta.
La questione dei cosmetici
Dal 1976 anche in Italia, a seguito della direttiva europea 76/768/CE (e poi la 92/32/CE) è obbligatorio per legge sperimentare su animali gli ingredienti dei prodotti cosmetici. Non è richiesta invece questa sperimentazione sul prodotto finito e per questo motivo diverse ditte possono definire i loro prodotti "non sperimentati su animali". Tale dicitura che non si riferisce però ai singoli ingredienti.
La normativa non è ancora intervenuta chiaramente sulla validità delle diciture e dei simboli che si possono trovare sui cosmetici riguardo all'assenza di test su animali.
Tutti gli oltre 8.000 ingredienti usati in cosmetica sono stati testati su animali, compresa l'acqua (!) ma abbiamo la possibilità di non incrementare i test su animali preferendo i prodotti di quelle ditte che utilizzano solo ingredienti in uso prima dell'emanazione della direttiva nel 1976 (BWC, Lakshmi, Pure Plant, Progetto Gaia), oppure ingredienti in uso prima del cambiamento di politica delle ditte stesse. Queste ultime (circa 150) hanno sottoscritto uno Standard Internazionale, rappresentato in Italia dalla LAV e promosso da cinquanta tra le più importanti associazioni animaliste al mondo. Le aziende che aderiscono si impegnano a non prendere parte a nessun test su animali, né a commissionarlo ad altri, né a comprare materie prime da fornitori che effettuano o fanno effettuare esperimenti su animali. La lista completa è consultabile sul sito www.mclink.it/assoc/lav oppure chiamando la LAV allo 064461325.
Le associazioni antivivisezioniste hanno agito per eliminare gli esperimenti per la cosmesi, non certo perché questi test siano "più inutili" o più condannabili degli altri dal punto di vista etico o scientifico, ma perché meno giustificabili dal "sentire comune". Questa battaglia è stata combattuta senza perdere comunque di vista l'obiettivo finale, che è quello dell'abolizione totale della vivisezione.
Il risultato ottenuto è stato la direttiva 93/35/CE, che ha imposto la cessazione dei test cosmetici sugli animali a partire dal 1 gennaio 1998. Questa data è slittata, purtroppo, con la direttiva 97/18/CE, al 30 giugno 2000, perché non sono stati ancora "validati" metodi sostitutivi, (e vi è chi si sta adoperando per farla slittare ancora...).
Occorre chiedersi perché i test sostitutivi non siano stati ancora validati. La risposta è semplice: attualmente, un test si definisce "valido" quando fornisce gli stessi risultati che si ottengono nelle prove su animali. Ma poiché queste prove per le numerose ragioni già esposte non sono scientifiche e sono soggette ad infinite variabili, nessun metodo sostitutivo, che ha basi scientifiche, può dare gli stessi risultati. Vanno quindi cambiati i parametri di validazione e va soprattutto denunciato il fatto che il metodo di sperimentazione animale, per tanti considerato ancora un dogma, non è mai stato validato.
Gli animali transgenici
Le nuove conoscenze nal campo della genetica hanno consentito, negli ultimi 20 anni, di modificare l'informazione genetica degli organismi viventi, "inventando", con quelle che vengono chiamate "manipolazioni genetiche", nuove forme di vita. In particolare, nel campo della ricerca, sono stati creati animali, chiamati transgenici, in cui sono stati inseriti geni umani, per tentare di renderli più "simili" all'uomo, più validi scientificamente... Questo tentativo di "umanizzazione" della cavia ha contribuito a dimostrare il fallimento della ricerca fatta con gli animali ed a dimostrare allo stesso tempo l'ostinazione della scienza odierna nel perseverare in una strada errata: la strada che assimila l'organismo vivente ad una macchina, i cui pezzi possono essere smontati, sostituiti e rimontati; la strada che rifiuta di riconoscere l'enorme complessità delle relazioni che legano tra di esse le varie parti di un organismo vivente e che legano un essere vivente al suo ambiente di vita (è su tale visione che si basa la sperimentazione animale).
Tralasciando il discorso sull'assurdo diritto che l'uomo si sta arrogando di "creare" la vita e di interferire, con le manipolazioni genetiche, negli equilibri naturali del pianeta (discorso troppo ampio per essere affrontato in questa sede), va detto che l'animale transgenico si sta rivelando anch'esso del tutto inutile per il progresso scientifico. L'oncotopo, brevettato nell'88 in USA,  nel cui DNA era stato inserito un gene umano in grado di far sviluppare un tumore alla mammella, e che avrebbe dovuto rappresentare il modello ideale per la ricerca, a distanza di più di 10 anni, non ha portato ad alcun progresso scientifico nel campo della comprensione dei meccanismi di insorgenza dei tumori o della loro cura. Perché l'oncotopo continua ad essere per il 99% un topo e quindi a comportarsi in maniera significativamente diversa rispetto all'uomo.
Che cosa potete fare voi?
Se dopo aver letto questo opuscolo vi chiedete che cosa vi sia possibile fare per combattere la vivisezione, ecco alcuni suggerimenti:
- Documentatevi, non rifiutatevi di leggere libri e articoli di informazione scientifica o etica sull'argomento. Se siete studenti di scuole superiori, chiedete ai vostri insegnanti o al vostro preside di poter organizzare una conferenza sull'antivivisezionismo scientifico.
- Distribuite materiale informativo e parlate del problema con quante più persone potete.
- Chiedete ai medici che incontrate qual'è la loro posizione e se sono favorevoli ad iscriversi al Comitato Scientifico Antivivisezionista.
- Non perdete occasione per esprimere pubblicamente la vostra condanna (intervenendo nei dibattiti, scrivendo lettere ai giornali).
- Aiutate le associazioni che si battono contro la vivisezione con contributi economici oppure offrendo la vostra disponibilità.
- Boicottate quanti sono coinvolti nella vivisezione.
- Se possibile, mettete a disposizione la vostra professionalità (medici per conferenze, avvocati per denunce, insegnanti per parlare nelle scuole, tipografi per stampare materiale informativo, etc.).
- Non aiutate le associazioni che finanziano la ricerca medica, a meno che esse siano in grado di dimostrare che non contribuiscono ad alcuna ricerca fatta sugli animali.

Fonti
• Bollettini del Comitato Scientifico Antivivisezionista;
• Opuscolo "Obiezione alla Vivisezione" a cura di G. Felicetti, distribuzione LAV;
• Opuscolo "Come e perché, in base alle attuali normative, si possono abolire gli esperimenti su animali per scopi didattico- dimostrativi", MOUSE;
• Opuscolo "A critical look at animal experimentation", MRMC, New York, 1998;
• Articolo "Una vittoria importante", di M. Lorenzi, pubblicato nel n. 41 de "La Voce dei senza voce", periodico edito dalla LeAL;
• N. 64 di "Impronte", periodico edito dalla LAV;
• Articolo apparso su "Le Scienze", aprile 1997, intitolato "Dispendiosa e inattendibile", di Neal D. Barnard e Stephen R. Kaufman;
• Articolo apparso su King-Kong n. 7 (secondo trimestre 1992), di A. Pontillo, intitolato "è arrivata la nuova legge - Sessant'anni dopo - La vivisezione continua";
• "Tossicità legale 2" di Massimo Tettamanti;
• "Gli animali e la ricerca" di Stefano Cagno;
• "Vivisezione o scienza - una scelta" di Pietro Croce;
• "Zampe pulite - dei doveri dell'uomo, dei diritti degli animali" di S. Apuzzo, ed. Costa & Nolan, Milano, 1997.
Per ulteriori approfondimenti
• Hans Ruesch, "Imperatrice nuda", Garzanti, Milano, 1977 - Testo storico e fondamentale del movimento antivivisezionista: ha denunciato per la prima volta al mondo intero tutti gli aspetti aberranti della sperimentazione sugli animali;
• Pietro Croce, "Vivisezione o scienza", edito da: Movimento Nazionale Ecologico, Firenze, 1988 - Testo base dell'antivivisezionismo, che approfondisce più d'ogni altro l'aspetto scientifico;
• Stefano Cagno, "Gli Animali e la ricerca - viaggio nel mondo della vivisezione", Franco Muzzio Editore, ARIES S.r.l. Gruppo Editoriale, 1997 - L'argomento "vivisezione" trattato in maniera divulgativa sotto tutti gli aspetti (scientifici, etici, legislativi, storici, sociali);
• Massimo Tettamanti, "Tossicità legale" e "Tossicità legale 2", (OIPA, 1996 e ATRA-AGSTG, 1998) - Informazioni sui test di tossicità che non fanno uso di animali (in Italia, il 75% degli esperimenti su animali riguardano i test di tossicità);
• Robert Sharpe, "L'inganno crudele", Borla, Roma, 1992 - Confutazione della validità scientifica degli esperimenti sugli animali.
Il Dott. Stefano Cagno è Dirigente Medico Azienda Ospedaliera Vimercate (MI) e Membro del Comitato Scientifico Antivivisezionista.
Opuscolo  scritto,stampato e distribuito dal Comitato Scientifico Antivivisezionista, in collaborazione con il gruppo VASA, Volontari per l'Abolizione della Sperimentazione sugli Animali.

 (fonte testo: www.equivita.it)