domenica 23 ottobre 2016

IL CRAS DI VALPREDINA: IMPEGNO PER LA NATURA E PER GLI ANIMALI

Il 20 agosto scorso, in occasione di una giornata dedicata allo studio delle farfalle, il Comitato Montichiari contro Green Hill si è recato presso il Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Valpredina, a Cenate Sopra (BG). La giornata di studio, per noi, è stata l'occasione per donare un piccolo, ma sincero contributo, frutto delle offerte che raccogliamo con i nostri tavoli informativi, a chi fa tanto per gli animali selvatici, impegnandosi giorno e notte per curarli, assisterli, nutrirli e restituirli alla loro vita libera. Ci teniamo molto a far conoscere  realtà come questa che, senza clamori, lavorano con passione e con tanta caparbietà per salvare delle piccole ma preziose vite (pipistrelli, avifauna, mammiferi, ecc), dando anche utilissimi consigli su cosa fare quando si trova un animale selvatico ferito o in difficoltà.
Se volete conoscere meglio questo importante centro, vi invitiamo a visitarlo e a dare un aiuto.

Qui trovate tutte le info necessarie: http://www.oasivalpredina.it/C.R.A.S..html
Qui la pagina FB: https://www.facebook.com/OasiValpredina









COMUNICATO

il 19 ottobre scorso, il Comandante della Guardia Forestale di Vobarno (BS), Cesare Scatamacchia, è stato oggetto di una minaccia inquietante: ignoti gli hanno recapitato una testa mozzata di pecora accompagnata da un avvertimento in stile mafioso.
Il Comitato Montichiari contro Green Hill condanna fermamente questo gesto vile ed esprime la massima solidarietà a chi si impegna con professionalità e con determinazione in difesa dell'ambiente e degli animali.


Di seguito, la notizia integrale:

Avvertimento mafioso
di Ubaldo Vallini
Una testa mozzata di pecora e una minaccia inquietante indirizzata al comandante vobarnese della Forestale. Siamo a Vobarno e sembra di essere nella Palermo di qualche anno fa


Una testa di pecora mozzata e sopra un lenzuolo a mo’ di striscione con scritto: «Farai la stessa fine, Cesare».
E’ l’inquietante avvertimento di stampo mafioso apparso nei giorni scorsi lungo la strada che salendo da Vobarno prima affianca il torrente Agna, si arrampica verso Eno e poi raggiunge il Cavallino della Fobbia.

Il ritrovamento è avvenuto fra gli abitati di Degagna e di Eno, entrambe frazioni vobarnesi, martedì 12 ottobre di buon mattino.
A fare la macabra scoperta uno degli abitanti, che poi ha avvisato tutti quanti.

«Si tratta chiaramente di una minaccia, una vicenda che ha dell’incredibile, non credo sia mai successo da queste parti e rifiuto l’idea che questo sia il modo con cui si comporta la nostra gente» è il commento del sindaco vobarnese Beppe Lancini, che aggiunge: «Davvero però ne so poco e solo per sentito dire».

A distanza di una settimana non ne parla volentieri nessuno nella valle dell’Agna: i carabinieri vobarnesi sono intervenuti in un primo momento, poi hanno lasciato campo libero agli uomini del Corpo Forestale dello Stato che ancora stanno indagando, anche se in collaborazione con le altre forze di polizia.

Il perché ad occuparsene siano soprattutto i forestali è presto detto: il “Cesare” oggetto di questa assurda intimidazione sarebbe proprio il comandante dei forestali della stazione di Vobarno, Cesare Scatamacchia.
Lui conferma di sentirsi nel mirino e dice anche di non esserne per nulla preoccupato: «Capita che qualcuno possa avere da ridire sul nostro operato, in fin dei conti fa parte del mestiere» ci dice, chiudendosi poi in un assoluto riserbo: «Se volete sapere altro chiamate il comandante a Brescia.

«E’ una minaccia da non sottovalutare e anche su questo terreno ci muoveremo con attenzione – ci ha detto il comandate provinciale Pier Edoardo Mulattiero -. Certo quest’episodio, per quanto inquietante possa essere, non ci distoglie dal fare il nostro lavoro».

Una linea  di comportamento, quella dei forestali, che gli abitanti di Degagna hanno potuto constatare direttamente, con l’intensificazione dei controlli per tutta la scorsa settimana.
Se qualcuno pensava di moderare il contrasto all’illegalità, insomma, ha avuto adeguata risposta.

I valligiani non ci stanno però ad essere considerati succursale mafiosa: «Vero è che il comandante Scatamacchia è scrupoloso e pignolo, a volte fin troppo – ci dicono -, però quest’affronto è davvero fuori luogo».

E qualcuno aggiunge, visto che di pecore da quelle parti non ne mancano: «Non mi stupirei se i “mafiosi” fossero venuti da fuori, magari per essere certi di poter agire indisturbati da un’altra parte». Bracconaggio, reati ambientali, abusivismo edilizio... sono davvero tante le inchieste avviate in tutta la Valle Sabbia dagli uomini al comando di Cesare Scatamacchia.

Non sarà facile individuare chi ha tagliato la testa a quella pecora.

sabato 22 ottobre 2016

TRITACARNE, IL LIBRO DI GIULIA INNOCENZI - IERI A BRESCIA

Grande partecipazione ieri sera a Brescia all’incontro con Giulia Innocenzi, autrice del libro “Tritacarne”. Edito da Rizzoli e in tutte le librerie dal 20 ottobre, questo libro è frutto di oltre un anno di inchiesta sugli allevamenti intensivi e svela come vengono prodotti la carne e il formaggio in Italia.
La data non era stata scelta a caso: proprio ieri  doveva esser pronunciata la sentenza di primo grado sul "macello degli orrori" Italcarni, ma è stata rinviata perché il giudice ha chiesto di acquisire nuovi elementi (tra cui il video). Giulia Innocenzi ha fatto rivelazioni scottanti sull'Asl di Brescia finora mai rese pubbliche. Con lei erano presenti anche il parlamentare Claudio Cominardi - M5S che con i suoi interventi alla Camera ha aiutato a far diventare il "macello degli orrori" un caso nazionale, e il consigliere regionale Giampietro Maccabiani, da tempo impegnato sull'ASL di Brescia.
Ora attendiamo la sentenza e con essa, ci auguriamo, la Giustizia.

LA VICENDA

Vi ricordate la vicenda del macello degli orrori? Vi proponiamo il punto della situazione a cura della LAC – sez Brescia

“L’inchiesta è nata da una denuncia della veterinaria ATS Erika Vergerio, gravemente ostacolata perchè cercava di applicare le norme sanitarie. Il 7 ottobre 2015, la procura di Brescia chiese ed ottenne il sequestro del macello Italcarni di Ghedi (BS) per i reati di maltrattamento animale, adulterazione di alimenti, frode nell’esercizio del commercio, falso in atto pubblico e smaltimento illecito di rifiuti.Le sei persone indagate: il titolare dell’azienda Federico Osio che ha chiesto di patteggiare una pena di 2 anni e 2 mesi, i suoi fedeli collaboratori che hanno avanzato richiesta di pena inferiore ai 2 anni e i due veterinari Mario Pavesi e Gian Antonio Barbi dell ATS della Bassa Bresciana, che si occupavano del monitoraggio “ufficiale” del buon funzionamento della Italcarni accusati di chiudere gli occhi di fronte alle irregolarità.
Durante l’indagine è stata confermata l’ipotesi che molti animali arrivassero ai cancelli dello stabilimento già morti, confermati i maltrattamenti subiti dai bovini, gli esami effettuati sulle carni rilevarono valori batteriologici 50 volte superiori al consentito dovuti alle ferite inferte e poi infettate. I maltrattamenti sui bovini erano d’abitudine in quel macello: bovini agonizzanti trascinati sul pavimento, agganciati a delle catene, presi a bastonate per farli entrare all’interno del macello, pungolati, addirittura sollevati di peso con i bracci meccanici di muletti, infilzati in un bagno di sangue. Tutto documentato da immagini di telecamere installate  dalla procura durante le indagini e poi diffuse su internet da Giulia Innocenzi, giornalista che ha condotto inchieste sui vari allevamenti di animali “da reddito”. Immagini rivoltanti e chiare su quello che accadeva nel macello di Ghedi.
Ambrogio Cassiani, il PM dell’accusa, ha fino ad ora condotto egregiamente questa indagine e processo, dove è emerso che Mario Pavesi, uno dei veterinari che ha omesso le dovute visite ante mortem e post mortem, ha lasciato la piena disponibilità del bollo sanitario al titolare dell’azienda e ha assistito e mai impedito i gravi maltrattamenti sugli animali, mentre dall’inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi si è saputo che Mario Pavesi non ha avuto nessun provvedimento disciplinare dall’ATS ma è stato semplicemente spostato in un altro macello a continuare la sua opera e che la Direzione Generale ATS di Brescia, che ha poteri e responsabilità sopra ogni suo dipendente, non ha mai preso o disposto provvedimenti seri verso i veterinari coinvolti in questa grave vicenda.
La giornalista ha rivelato che il direttore dell’ATS  della Bassa Bresciana ha emesso il provvedimento disciplinare per la Dott.ssa Erika Vergerio, la veterinaria che ha denunciato le gravi irregolarità  agendo secondo suo dovere, motivando tale provvedimento per un presunto danno arrecato all’immagine di ATS.
Mario Pavesi era già stato indagato in altre vicende giudiziarie e nonostante tutto, era stato nominato vicedirettore del distretto di Leno, dove ha poi operato nei modi sentiti al processo e visti nell’inchiesta di Giulia Innocenzi e per il quale ha affrontato il processo a Brescia. La LAC che si è costituita parte civile, ringrazia la procura di Brescia per impegno e auspica che ora le autorità preposte chiedano conto al Direttore Generale dell’ATS, per l’ operato fino ad ora svolto. Resta il problema di come vengono trattati gli animali allevati per la loro carne, una vita la loro, fatta di reclusione e sofferenza, che finisce in un macello che potrebbe essere uguale a quello di Italcarni.
Viene da chiedersi quanto siamo disposti a tollerare, quanta sofferenza vogliamo ancora infliggere, per nostre scelte egoistiche, dettate da interessi economici e da cosa mettiamo nel piatto.”
LAC Lega Abolizione Caccia Sezione di Brescia LAC – Lega Abolizione Caccia

IL PRESIDIO DAVANTI ALL’ASL:
Un anno fa il 17.10.2015, il Comitato Montichiari contro Green Hill organizzava un presidio davanti all'ASL di Brescia per protestare contro il macello di Ghedi (BS). Eravamo e siamo consapevoli che tutti i macelli sono luoghi di orrore e di tortura ma abbiamo voluto accendere un riflettore su questo perchè le persone si rendessero conto che l'orrore non è lontano da noi e impregna le nostre esistenze. Per noi è importante esserci, manifestare per chi non ha voce, per gli ultimi tra gli ultimi: gli animali. Per noi gli animali sono il fine, non il mezzo.



Link di approfondimento (in progressivo aggiornamento):