Oggi a Brescia, sentenza storica
per i diritti degli animali. Il giudice ha accolto la tesi accusatoria del PM e
ha condannato i vertici aziendali di Green Hill per animalicidio. Nel dettaglio,
le pene comminate sono le seguenti: Renzo Graziosi, veterinario
dell'allevamento, condannato a 1 anno e 6 mesi e segnalato all’Ordine dei
Medici Veterinari di Pescara; Roberto Bravi, direttore di Green Hill ,
condannato a 1 anno; Ghislaine Rondot, Amministratore Delegato di Green Hill e
gestore della Marshall Bioresources sede di Lione, condannata a 1 anno e 6
mesi; per tutti i condannati sospensione delle attività per due anni (cioè non
potranno lavorare in altri allevamenti sul territorio nazionale) e pagamento
delle spese processuali e del risarcimento danni in solido con l’azienda e, infine,
confisca di tutti i cani; assolto invece il consulente di Green, Bernard Gotti
per non aver commesso il fatto. Ricordiamo che in ogni caso Green Hill non
potrà mai più riaprire come allevamento di cani da sperimentazione né a
Montichiari né altrove. Rimane l’incognita di cosa ne sarà del complesso
immobiliare sul colle, proprietà dell’azienda.
Tutto iniziò con la Campagna
Fermare Green Hill, promossa nel 2010 dal Coordinamento Fermare Green Hill che
già da alcuni anni si stava muovendo per strappare il sipario dell’indifferenza
dietro al quale si nascondeva e lavorava, secondo quanto è emerso durante il
processo, con il benestare di ASL varie e Istituzioni, l’allevamento lager di
Montichiari. Noi come Comitato siamo nati poco dopo, in supporto a questa
Campagna, nel maggio 2010 e da allora non ci siamo mai fermati: cortei,
banchetti, raccolta firme per chiedere la chiusura di Green Hill, presidi, ma
anche conferenze con i massimi esperti antivivisezionisti, proiezioni, eventi
culturali perché l’informazione è la base di tutto! Conoscere, farsi
un’opinione propria e poi agire!
Vogliamo sottolineare
l’importanza di questa sentenza sia sotto il profilo processuale in quanto crea un precedente che difficilmente potrà
essere ignorato, sia sotto il profilo etico perché il fatto che la vittima sia
un animale non può e non deve giocare a favore del carnefice. Questi cani,
ricordiamo che in 4 anni ne sono morti oltre 6000, presso green Hill venivano
privati di tutto, perfino del loro essere cani: per loro niente carezze,
nessuna passeggiata all’aria aperta, cibo scadente (per tagliare i costi di
produzione…), gabbie sporche, giornate tutte uguali scandite dal rumore e da
temperature insopportabili. Sepolti vivi in assurdi e soffocanti capannoni in
attesa di essere torturati nei laboratori di mezza Europa.
Un pensiero speciale per le
fattrici, schiave destinate alla riproduzione forzata e spremute fino
all’ultima goccia di sangue prima di essere gettate via a fine carriera come fossero
immondizia. Durante il processo è emerso infatti che le beagle ormai
inutilizzabili venivano cedute alla B&K in Inghilterra per l’estrazione di
siero e altri emoderivati, sostanze preziose per i laboratori di
sperimentazione animale. Doppio sfruttamento e doppio profitto!
Noi ricordiamo molto bene in che
condizioni erano i beagle durante i giorni degli affidi, nell’estate 2012.
Animali spenti, spaesati, impauriti ma con tanta voglia di vivere e di
scodinzolare, desiderosi di iniziare quella strana avventura che è la vita.
Loro, che una vita a Green Hill non l’hanno mai avuta.
Ora quegli stessi beagle sono al
sicuro amati e rispettati come ogni essere vivente di questo Pianeta
meriterebbe e ciò ci riempie il cuore di emozione e di gioia. Questa è la vittoria
più bella!
Ci ripugna il solo pensiero che
qualcuno, trincerandosi dietro la scusa di fare ricerca per il bene
dell’Umanità, possa fare affari e lucrare sulla pelle degli animali. Che siano
cani, scimmie, topi, gatti, furetti o ratti non fa differenza.
La battaglia alla vivisezione
riparte, oggi 23.01.2015, con maggior forza e con la consapevolezza che
prendere coscienza e aprire gli occhi è un dovere verso noi stessi e verso i
nostri fratelli.
OLTRE Green Hill, fino alla fine.
SG
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