domenica 17 ottobre 2010

PERCHE' LA VIVISEZIONE E' SBAGLIATA? STEFANO CAGNO - European Social Forum - Firenze, 2002

I precedenti interventi hanno spiegato molto bene la relazione che esiste tra la cultura riduzionista e la sperimentazione animale. Quindi nella mia breve relazione presenterò alcuni dati che dimostreranno l'inutilità, se non la dannosità della sperimentazione animale. Inizierò con una delle tipiche domande che i vivisettori rivolgono agli antivivisezionisti.

"Preferiresti sperimentare su tuo figlio o su un animale?" Apparentemente questa domanda può avere una sola risposta, ossia "preferisco sperimentare sull'animale". In realtà, questa domanda racchiude quello che io chiamerei un ricatto morale. Infatti uno dei due soggetti di questa domanda, cioè il figlio, risulta sempre e comunque vincente. Perciò se io ponessi lo stesso tipo di domanda chiedendo:" Preferisci sperimentare su tuo figlio o sul figlio della vicina di casa?" la risposta sarebbe analoga: "Preferisco sperimentare sul figlio della vicina di casa". Quindi il problema non è più il confronto tra gli esseri umani e gli animali, ma tra un essere umano che risulta sempre vincente e qualsiasi altro essere vivente che risulta sempre perdente. Questo tipo di domanda mi ricorda una delle argomentazioni apparentemente ineccepibili riguardanti gli organismi geneticamente modificati: "gli OGM risolveranno il problema della fame nel mondo". Di fronte ad una così straordinaria opportunità chi potrebbe dire: "non creiamoli"? Ma è proprio vero che gli OGM salveranno le popolazioni del cosiddetto terzo mondo dalla fame? E' proprio vero che non esiste cibo sufficiente a sfamare tutta l'attuale popolazione mondiale, quando esistono due milioni di tonnellate di cereali stoccati dalla Comunità Europea che potrebbero essere regalati agli affamati del terzo mondo? E allora, non sarà che l'argomento fame nel mondo viene utilizzato in maniera demagogica per fare accettare la produzione e la diffusione degli OGM?
Così allo stesso modo, è proprio vero che sacrificando l'animale negli esperimenti salverò mio figlio? Il problema della vivisezione è quindi una medaglia con due facce: una etica e una scientifica. Io tratterò brevemente quella scientifica perché se riuscirò a dimostrare che la vivisezione è un metodo di ricerca privo di valore scientifico non si porrà più nemmeno il problema etico. Perché dovrei sperimentare sugli animali se i risultati che si ottengono provocano un danno per la salute umana?

Per cercare di ottenere il mio scopo, non utilizzerò dati delle associazioni antivivisezioniste, ma solo ed esclusivamente quelli provenienti da riviste scientifiche come "Nature", "Science", etc. Partiamo da questa osservazione: l'85% dei tumori ha una causa ambientale. Quindi, per quale motivo butto via dei soldi per le ricerche sugli animali, ammesso a questo punto ancora che possano avere un valore scientifico, quando l'85% dei tumori sarebbe evitabile semplicemente eliminando le cause che provocano il tumore stesso, ossia soprattutto gli inquinanti ambientali? Se però eliminassimo l'85% dei tumori, diminuiremmo anche l'85% della spesa farmaceutica in quel campo, così come tutto l'indotto che esiste intorno alle patologie tumorali.

Passiamo ora ad un altro esempio, ma restiamo nello stesso campo. Nel 1954 Richard Doll, ricercatore britannico, dimostrò grazie ad una ricerca epidemiologica che il fumo di sigarette predisponeva ad ammalarsi di cancro al polmone. I vivisettori dissero che l'osservazione era molto interessante ma che, per avere un valore scientifico, bisognava verificarla negli animali da laboratorio. In questo caso si arrivò ad una situazione paradossale, ossia ciò che era già stato dimostrato nell'uomo con ricerche di tipo epidemiologico, per essere considerato valido, doveva essere ripetuto nell'animale da laboratorio. Purtroppo però questi ultimi non si ammalano di tumore al polmone! Esistono delle foto grottesche in cui si vede un coniglio fumare dodici sigarette contemporaneamente! Naturalmente bloccato in un apparecchio di contenzione! E guarda caso queste ricerche in buona parte erano finanziate dalle industrie del tabacco. Dopo decenni, finalmente, i dati epidemiologici furono talmente numerosi che nemmeno i vivisettori non poterono negare la relazione tra fumo di sigarette e cancro al polmone umano. Cosa diranno allora tutte quelle persone che sono morte e tutti i loro parenti? Chi dovranno "ringraziare", se non i vivisettori che hanno negato un dato scientifico già da decenni dimostrato? D'altro canto come possiamo stupirci di quanto accaduto nelle ricerche sul tumore polmonare se il 46% delle sostanze cancerogene per i ratti non lo sono nei topi? Come possiamo pensare di capire cosa succede nell'uomo, quando ratti e topi, cioè due specie di roditori si comportano in maniera differente nel 46% dei casi? Affidarci alla vivisezione o ai dadi sono due metodi che possiedono lo stesso valore scientifico.
Nel 1998 sono state pubblicate su IAMA, una delle riviste scientifiche più importanti al mondo, due ricerche condotte negli Stati Uniti d'America, ossia nella nazione tecnologicamente più avanzata, che hanno dimostrato come il 52% dei farmaci commercializzati in questa nazione avevano presentato gravi reazioni avverse, ossia avevano provocato morte, rischio di morte o invalidità permanente. Tutti questi farmaci erano stati precedentemente giudicati sicuri negli animali. In conseguenza di ciò, centomila statunitensi ogni anno muoiono per le reazioni avverse da farmaci, tutti considerati assolutamente innocui con i test sugli animali! Pertanto la patologia da somministrazione di farmaci , da un punto di vista epidemiologico e statistico, è la quarta/quinta causa più frequente di morte negli Stati Uniti d'America. E ancora possiamo ricordare che tutti i primi trapiantati di qualsiasi tipo d'organo: cuore, polmone, fegato, reni o quant'altro, sono tutti morti, nonostante i chirurghi precedentemente si erano "fatti la mano" sugli animali! O forse sarebbe meglio dire che sono morti poiché i chirurghi precedentemente si erano "fatti la mano" sugli animali.

Passiamo ora ad un altro campo in cui vengono uccisi ogni anno milioni di animali in tutto il mondo: i test di tossicologia. Ogni sostanza, ossia farmaci, cosmetici, pesticidi, prodotti per l'igiene della casa, prima di essere commercializzata, viene provata con un test che si chiama LD50, che significa dose letale 50. Consiste nel somministrare dosi crescenti della sostanza in studio fino ad ottenere quella che uccide il 50% degli animali. Questo test risale al 1927: tutti voi ora sapete che la sicurezza delle sostanze con le quali venite a contatto è affidata ad una prova vecchia di quasi un secolo. Al contrario ogni anno in tutto il mondo le industrie automobilistiche, dei cellulari, dei televisori, dei frigoriferi, di qualsiasi oggetto, immettono sul mercato nuovi prodotti, che teoricamente dovrebbero essere migliori, più sicuri, più efficienti. Allora perché l'efficacia e soprattutto la sicurezza dei farmaci e delle sostanze con le quali noi veniamo a contatto è ancora basata su un test del 1927? Lo stesso ragionamento vale per il Draize Test che riguarda soprattutto i cosmetici. In questo caso si prendono i conigli, si mettono in un apparecchio di contenzione, si spalma la sostanza negli occhi degli animali e la si tiene per ore, per giorni, fino a volte ad arrivare alla necrosi, cioè alla morte, ed alla distruzione degli occhi. Questo test risale al 1944!

Eppure, quando le industrie farmaceutiche sono state portare in giudizio per i danni provocati dai loro farmaci si sono difese dicendo: "Noi abbiamo sperimentato sugli animali, ma si sa che questi sono differenti dagli esseri umani". Il caso più famoso è stato quello del Talidomide che risale alla fine anni '50. Questo farmaco ha provocato la nascita nel mondo di 10.000 bambini focomelici, ossia senza in parte o in toto, gli arti superiori e/o inferiori. Allora, quando si tratta di guadagnare, gli animali sono sufficientemente simili agli uomini per essere un valido modello sperimentale; quando bisogna tirare fuori i soldi per pagare i danni, allora gli animali non sono sufficientemente simili agli esseri umani per essere un valido modello sperimentale.
Da un punto di vista scientifico l'errore principale consiste nel confondere i sintomi con le sindromi. I vivisettori si basano sul concetto di simile, ma in biologia il concetto di simile non ha senso. E' simile un ratto ad un essere umano perché è un essere vivente. La similitudine però finisce lì! Due persone hanno la febbre: sono simili. La prima però ha la febbre perché ha l'influenza, l'altra sta morendo di Aids. Sono simili? Vanno curati alla stessa maniera? Assolutamente no, eppure sono simili perché entrambe hanno la febbre!

In laboratorio noi induciamo artificialmente dei sintomi, forzatamente, in maniera completamente differente da come si sviluppano spontaneamente in natura. E poi consideriamo quel sintomo uguale alla malattia, ma questa è qualcosa di molto più complesso e di unico per ogni specie, e a volte le malattie sono anche differenti in base alle razze.

Concludo parlando degli animali transgenici, cioè manipolati geneticamente. L'Oncomouse, detto anche Oncotopo, è stato il primo animale brevettato nel 1988 negli Stati Uniti d'America. L'Oncomouse è un topo nel cui DNA è stato inserito un gene umano che dovrebbe provocare lo sviluppo di un tumore alla mammella. Dico dovrebbe, perché questo non succede sempre. Sono passati 14 anni da allora, tutti i laboratori di oncologia sperimentale utilizzano l'Oncomouse, ma a 14 anni di distanza nessuna scoperta scientifica è stata ottenuta grazie all'Oncomouse! Tutto ciò poiché l'Oncomouse è simile agli esseri umani perché sviluppa questo tumore alla mammella, ma per tutto il resto continua a comportarsi come un topo!

Se io somministro una cura sperimentale per i tumori a questo animale transgenico, la metabolizzerà da topo, perché il suo fegato continua ad essere quello di un topo e non di un essere umano. Allora cosa dobbiamo fare? Dobbiamo aggiungere un secondo gene, un terzo gene, quanti geni possiamo inserire per rendere l'Oncomouse un valido modello sperimentale? Però quanti più geni noi inseriamo, quanto più ci avviciniamo all'essere umano. Così chi crea gli animali transgenici a scopo sperimentale dimostra nei fatti che gli antivivisezionisti hanno ragione, perché umanizzando l'animale si dimostra che l'animale non è un valido modello sperimentale, ma il valido modello sperimentale è l'uomo. Il problema non è se sperimentare o meno sugli esseri umani, ma sperimentare in maniera eticamente accettabile e la sperimentazione sugli animali è l'anticamera di una sperimentazione umana assolutamente priva di regole, dove la vera cavia diventa l'essere umano e la cavia originale, l'animale, è il pretesto per avere mano libera sulla nostra specie.

In base a tutti gli esempi presentati, credo di avere dimostrato che la vivisezione non contribuisce in alcun modo al progresso scientifico ed anzi è in grado di provocare gravi danni alla salute umana. Risulta pertanto inutile anche affrontare l'argomento etico, per altro rilevante, poiché la vivisezione non possiede nemmeno i requisiti scientifici per poter continuare ad essere praticata. La sua sopravvivenza è resa possibile dai benefici che provoca in quanti la praticano, ricercatori ed industrie chimico-farmaceutiche, e non da interessi collettivi.

Concluderei con una osservazione: chiunque ha sete di giustizia e di verità deve battersi contro la svendita del mondo e della vita e attualmente l'ingegneria genetica è l'esempio più tragico e più devastante. Impegnandosi però contro la svendita del mondo e della vita, bisogna per forza battersi anche contro uno dei suoi più odiosi esempi che è quello della sperimentazione animale e in questo caso come in molti altri l'impegno di ognuno di noi può fare la differenza.

(fonte: www.equivita.it)

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