Sabato 28 aprile il Comitato è stato ospite del Liceo E. Fermi di Salò (BS) per una "lezione" su Green Hill e sulla battaglia che stiamo combattendo.
Ringraziamo, in particolare, il Sig. Preside del liceo per aver reso possibile questo incontro, voluto dai ragazzi e al quale il Comitato ha partecipato con piacere.
Siamo stati accolti con cordialità da tutti: studenti e insegnanti che ci hanno manifestato solidarietà per l'impegno che quotidianamente spendiamo per sensibilizzare le persone su una tematica delicata: la vivisezione.
Siamo lieti che vi siano insegnanti aperti e sensibili che non si limitano a impartire le canoniche materie scolastiche, ma che hanno a cuore anche altri aspetti e altre sfaccettature dell'educazione e della formazione dei ragazzi. Del resto la sensibilità verso tematiche come quella di cui ci occupiamo va coltivata come un fiore e come ogni fiore che si rispetti, nel tempo, darà buoni frutti: adulti dotati di coscienza critica e capaci di pensare con la propria testa; persone che non prenderanno per oro colato i luoghi comuni che, una parte dei ricercatori, tenta ancora oggi di spacciare per verità assolute. Essere contro la vivisezione e volere il bene degli animali non è sinonimo di arretratezza culturale né di emotività gratuita. Come ripetiamo sempre, noi non siamo contro il progresso e la scienza, tutt'altro! Siamo a favore della scienza purché questa sia intrinsecamente legata all'etica perché una scienza cinica che considera gli animali oggetti da consumare in atroci esperimenti non contribuisce al benessere dell'Uomo, semplicemente lo umilia. Esiste l'alternativa a questa pratica obsoleta che nell'arco di duecento anni è rimasta identica a se stessa, laddove in altri campi sono stati fatti passi da gigante. Questa alternativa, scevra da sofferenza e dolore, è costituita dai metodi sostitutivi che andrebbero incentivati.
Abbiamo parlato della nostra esperienza di "comitato spontaneo" e di come chiunque, nel suo piccolo, può fare grandi cose, se solo lo vuole e ci crede davvero. L'esempio che abbiamo portato è la raccolta firme contro Green Hill: iniziata in toni modesti (obiettivo iniziale: 2500 firme, una per ogni cane rinchiuso a Green Hill), ha raggiunto in meno di due anni la quota di 91.257 firme. Ciò è stato possibile con l'aiuto di molte persone sparse in tutta Italia che si sono mobilitate, anch'esse spontaneamente, per darci una mano. Risultato? Il 27 marzo abbiamo consegnato quasi 100.000 firme al Senato affinché si tenga conto della volontà della gente che non vuole inferni come Green Hill. Un'altra cosa importante che può fare la differenza è acquistare prodotti non testati sugli animali. Esistono in commercio molti prodotti per l'igiene personale e della casa e cosmetici "cruelty free" cioè senza crudeltà. Basta prestare un po' di attenzione quando si fa shopping.
Ma soprattutto abbiamo spiegato ai nostri gentili ospiti che cos'è Green Hill: una fabbrica di cani che negli ultimi dieci anni ha prodotto (e mandato a morire) circa 25.000 cuccioli. Qual società che vuole fregiarsi dell'aggettivo "civile" lo è veramente se permette simili atrocità?
Non pretendiamo di convincere le persone. Ma pretendiamo che le persone approfondiscano il tema della vivisezione, studino gli aspetti legislativi, etici, scientifici, di questa pratica che alcuni si ostinano a chiamare "sperimentazione animale" (come se un nome meno forte riuscisse a togliere violenza alla barbarie cui sono sottoposte le cavie). Solo attraverso la conoscenza e l'approfondimento critico sarà possibile sconfiggere il peggior nemico dell'Umanità: l'indifferenza.
Sara - portavoce del Comitato
(liceo E. Fermi di Salò (BS) - fonte foto:web) |
Mi sto scervellando in questi giorni per pensare ad alternative possibili per proteggere i cuccioli e non farli tornare in quell'inferno. Bisogna o spostarli spesso, oppure tenerli in qualche appartamento ben isolato o posto di campagna (fattoria) in cui non destino sospetti. Se siete in contatto con chi ce li ha, potete dar loro qualche consiglio.
RispondiElimina- comuni agricole?
- Repubblica di San Marino?
- Pantelleria/Lampedusa/Isole Tremiti/Isole Eolie?
- presso qualche nonna che vive in campagna?
- presso qualcuno che ha già una mamma Beagle che ha partorito da poco, in modo da mescolarli con i cuccioli di quest'ultima e farli microchippare come se fossero nati da lei?
- per quelli che hanno il microchip, invece, bisognerebbe trovare qualche veterinario militante in associazioni animaliste che ne dichiari la morte o l'espatrio cancellando il microchip dal database, qualora non fosse possibile rimuoverlo.
Ovviamente non bisognerebbe portarli fuori a fare i bisogni per il momento per non essere notati. Bisognerebbe aspettare che crescano almeno un pochino per esser confusi con altri beagle già in circolazione e non destare sospetti. E' forse meglio dividerli, perché se restano insieme, se la polizia ne trova uno alla fine li trova quasi tutti. Sarebbe meglio non farli microchippare a paroprio nome adesso, perché immagino che faranno controlli a tappeto con tutti i beagle appena microchippati, meglio frar passare un po' di tempo.
Ma poi, mi chiedevo, perché non sono stati microchippati? Green Hill non potrebbe incorrere in guai seri per questo motivo?