Grande partecipazione ieri sera a Brescia all’incontro con
Giulia Innocenzi, autrice del libro “Tritacarne”. Edito da Rizzoli e in tutte le librerie dal 20 ottobre, questo libro è frutto
di oltre un anno di inchiesta sugli allevamenti intensivi e svela come vengono
prodotti la carne e il formaggio in Italia.
La data non era stata
scelta a caso: proprio ieri doveva esser
pronunciata la sentenza di primo grado sul "macello degli orrori"
Italcarni, ma è stata rinviata perché il giudice ha chiesto di acquisire nuovi
elementi (tra cui il video). Giulia Innocenzi ha fatto rivelazioni scottanti
sull'Asl di Brescia finora mai rese pubbliche. Con lei erano presenti anche il
parlamentare Claudio Cominardi - M5S che con i suoi interventi alla Camera ha
aiutato a far diventare il "macello degli orrori" un caso nazionale,
e il consigliere regionale Giampietro Maccabiani, da tempo impegnato sull'ASL
di Brescia.
Ora attendiamo la
sentenza e con essa, ci auguriamo, la Giustizia.
LA VICENDA
Vi ricordate la
vicenda del macello degli orrori? Vi proponiamo il punto della situazione a
cura della LAC – sez Brescia
“L’inchiesta è nata da una denuncia della veterinaria ATS
Erika Vergerio, gravemente ostacolata perchè cercava di applicare le norme
sanitarie. Il 7 ottobre 2015, la procura di Brescia chiese ed ottenne il
sequestro del macello Italcarni di Ghedi (BS) per i reati di maltrattamento
animale, adulterazione di alimenti, frode nell’esercizio del commercio, falso
in atto pubblico e smaltimento illecito di rifiuti.Le sei persone indagate: il
titolare dell’azienda Federico Osio che ha chiesto di patteggiare una pena di 2
anni e 2 mesi, i suoi fedeli collaboratori che hanno avanzato richiesta di pena
inferiore ai 2 anni e i due veterinari Mario Pavesi e Gian Antonio Barbi dell
ATS della Bassa Bresciana, che si occupavano del monitoraggio “ufficiale” del
buon funzionamento della Italcarni accusati di chiudere gli occhi di fronte
alle irregolarità.
Durante l’indagine è stata confermata l’ipotesi che molti
animali arrivassero ai cancelli dello stabilimento già morti, confermati i
maltrattamenti subiti dai bovini, gli esami effettuati sulle carni rilevarono
valori batteriologici 50 volte superiori al consentito dovuti alle ferite
inferte e poi infettate. I maltrattamenti sui bovini erano d’abitudine in quel
macello: bovini agonizzanti trascinati sul pavimento, agganciati a delle
catene, presi a bastonate per farli entrare all’interno del macello, pungolati,
addirittura sollevati di peso con i bracci meccanici di muletti, infilzati in
un bagno di sangue. Tutto documentato da immagini di telecamere installate dalla procura durante le indagini e poi
diffuse su internet da Giulia Innocenzi, giornalista che ha condotto inchieste
sui vari allevamenti di animali “da reddito”. Immagini rivoltanti e chiare su
quello che accadeva nel macello di Ghedi.
Ambrogio Cassiani, il PM dell’accusa, ha fino ad ora
condotto egregiamente questa indagine e processo, dove è emerso che Mario
Pavesi, uno dei veterinari che ha omesso le dovute visite ante mortem e post
mortem, ha lasciato la piena disponibilità del bollo sanitario al titolare
dell’azienda e ha assistito e mai impedito i gravi maltrattamenti sugli
animali, mentre dall’inchiesta della giornalista Giulia Innocenzi si è saputo
che Mario Pavesi non ha avuto nessun provvedimento disciplinare dall’ATS ma è
stato semplicemente spostato in un altro macello a continuare la sua opera e
che la Direzione Generale ATS di Brescia, che ha poteri e responsabilità sopra
ogni suo dipendente, non ha mai preso o disposto provvedimenti seri verso i veterinari
coinvolti in questa grave vicenda.
La giornalista ha rivelato che il direttore dell’ATS della Bassa Bresciana ha emesso il
provvedimento disciplinare per la Dott.ssa Erika Vergerio, la veterinaria che
ha denunciato le gravi irregolarità
agendo secondo suo dovere, motivando tale provvedimento per un presunto
danno arrecato all’immagine di ATS.
Mario Pavesi era già stato indagato in altre vicende
giudiziarie e nonostante tutto, era stato nominato vicedirettore del distretto
di Leno, dove ha poi operato nei modi sentiti al processo e visti
nell’inchiesta di Giulia Innocenzi e per il quale ha affrontato il processo a
Brescia. La LAC che si è costituita parte civile, ringrazia la procura di
Brescia per impegno e auspica che ora le autorità preposte chiedano conto al
Direttore Generale dell’ATS, per l’ operato fino ad ora svolto. Resta il
problema di come vengono trattati gli animali allevati per la loro carne, una
vita la loro, fatta di reclusione e sofferenza, che finisce in un macello che
potrebbe essere uguale a quello di Italcarni.
Viene da chiedersi quanto siamo disposti a tollerare, quanta
sofferenza vogliamo ancora infliggere, per nostre scelte egoistiche, dettate da
interessi economici e da cosa mettiamo nel piatto.”
LAC Lega Abolizione Caccia Sezione di Brescia LAC – Lega
Abolizione Caccia
IL PRESIDIO DAVANTI ALL’ASL:
Un anno fa il 17.10.2015, il Comitato Montichiari contro Green Hill
organizzava un presidio davanti all'ASL di Brescia per protestare contro il
macello di Ghedi (BS). Eravamo e siamo consapevoli che tutti i macelli sono
luoghi di orrore e di tortura ma abbiamo voluto accendere un riflettore su
questo perchè le persone si rendessero conto che l'orrore non è lontano da noi
e impregna le nostre esistenze. Per noi è importante esserci, manifestare per
chi non ha voce, per gli ultimi tra gli ultimi: gli animali. Per noi gli
animali sono il fine, non il mezzo.
Link di approfondimento (in progressivo aggiornamento):