RIPARTE IL PROCESSO GREEN HILL
BIS
PROCESSO PENALE A CARICO DI 2 VETERINARI DELL’ASL (ORA ATS) DI LONATO E A
3 DIPENDENTI DELL’ALLEVAMENTO.
Forse ricorderete che il 7 febbraio
del 2018, tra lo stupore degli attivisti, degli animalisti e dell’opinione
pubblica, due veterinari dell’ATS di Lonato - a vario titolo di concorso in
maltrattamenti, animalicidio, omessa denuncia e falso in atto pubblico - e tre
dipendenti - accusati di falsa testimonianza durante il processo all’allevamento
di Montichiari - sono stati assolti da ogni accusa dal Gip del tribunale di
Brescia al termine del processo con rito abbreviato.
Ebbene, a distanza di quasi un
anno, esattamente il 14 gennaio 2019, con altrettanto stupore da parte di
attivisti, animalisti e dell’opinione pubblica, ed in sordina, i due veterinari
e i tre dipendenti sono tornati di nuovo davanti al Giudice per l’appello. In
particolare, citando l’articolo di Bresciaoggi del 13.01.2019, “per la procura entrambi i veterinari [Roberto
Silini e Chiara Giachini], avrebbero
«sistematicamente omesso di effettuare i controlli previsti, nonché informato
in anticipo l’azienda di tutte le ispezioni programmate dall’Asl, dalle
autorità sanitarie regionali e dal ministero della Salute». Sempre secondo il
pm, i veterinari non avrebbero impedito che Rondot, Bravi e Graziosi «sottoponessero
i 2.369 cani a maltrattamenti», come frastuono e temperature eccessive,
mancanza di aree di sgambamento, anestesie gassose senza sedazione, nessuna
cura in caso di dermatiti («da cui derivavano uccisioni di animali privi di
utilità economica»). Con l’aggravante della morte di 104 beagle. I
professionisti in forza al servizio veterinario dell’Ats non avrebbero nemmeno
impedito 44 eutanasie di cani non più commerciabili.”
Consentiteci al riguardo un paio
di riflessioni. Ci rammarica che della questione Green Hill si stia lentamente
perdendo non tanto il ricordo, bensì la memoria storica. La liberazione di
quasi 3000 (tremila) beagle destinati alla vivisezione e la chiusura definitiva
di quell’allevamento, sito in Montichiari (BS) via San Zeno, ha segnato la
storia della lotta alla vivisezione a livello nazionale e internazionale.
Sarebbe un tragico errore dimenticare o sottovalutare l’importanza di questo
strepitoso risultato, frutto dell’impegno e della passione di migliaia di
persone scese in strada a protestare pacificamente ma molto fermamente per ciò
in cui credevano. Come tutti sapete, la strada per l’abolizione della
vivisezione è purtroppo ancora lunga e difficile: impedire allevamenti di cani
da vivisezione in Italia non ha significato affatto impedirne la vivisezione,
semplicemente i laboratori si riforniscono di cavie (non solo cani, ma anche
conigli, criceti, topi, macachi…) da allevamenti d’oltralpe dove è legale
allevare vite da sezionare, torturare, sacrificare in nome di una pseudo
scienza.
Siamo grati a quegli attivisti,
in particolare bresciani, che continuano a dedicare spazio e ad investire
energie per tenere viva e accesa la memoria storica di quanto accaduto ormai
quasi 7 anni fa. Una luce che squarcia il buio. Una voce che grida nel silenzio
assordante non solo dei media, ma purtroppo, e lo diciamo senza alcuna vena
polemica e anzi con sincero rammarico, anche di alcune realtà animaliste e
antispeciste che di Green Hill e della vivisezione ormai non parlano quasi più.
La prossima udienza del processo
denominato “Green Hill bis” si terrà il 18 marzo 2019 alle ore 12.00 circa presso il Tribunale di Brescia.
Vi terremo aggiornati sugli
sviluppi.
Fonti e approfondimenti:
2019
2019
Qui: link del blitz di Brescia
Antispecista del 09 gennaio 2018 davanti all’ASL di Lonato del Garda (ora ATS)
per chiedere giustizia per i cani di Green Hill, un mese prima del processo ai
2 veterinari coinvolti nella vicenda.
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