Il comitato Montichiari contro Green Hill dentro Green Hill
Sono quasi 2 anni che portiamo avanti la campagna contro questo allevamento lager e spesso ai nostri banchetti informativi si ferma qualcuno che fa la classica domanda "conoscete qualcuno che è entrato dentro? voi ci siete stati?" e noi subito pronti a rispondere "ma è impossibile entrare, nessuno ci è mai entrato", perchè in effetti fino a poco tempo fa era così. Green Hill era veramente una scatola nera impossibile da penetrare. Ma da un po' qualcosa è cambiato, come mai? Ultimamente ci entrano ex ministri, tv locali, giornalisti, associazioni animaliste che fanno blitz di cui non parla piu' nessuno. Il biologo Bernard Gotti sembra diventato il perfetto padrone di casa che con la sua fredda e distaccata gentilezza è cosi orgoglioso di lavorare lì che fa fare a chi vuole lui il tour dell'allevamento e mostra quegli anelli della catena che alla fine, secondo lui, servirà a salvare i malati e che non sono altro che i poveri cani di Green Hill. Non ho ancora capito per quale motivo o gioco del destino ma a questo tour organizzato siamo stati invitati anche noi due del comitato. Conosciamo a memoria l'esterno dell'allevamento e abbiamo immaginato piu' volte cosa ci potesse essere dentro quei capannoni, ma il 2 febbraio 2012 quando suoniamo il campanello e Bernard Gotti ci viene ad aprire entriamo e ci guardiamo subito attorno e vorremmo essere delle videocamere viventi per memorizzare tutto con calma e lucidita' ma quando gli occhi si posano sui quadri alle pareti che ritraggono dei beagle e dei furetti ed un'enorme cavia peluche di pessimo gusto sulla scrivania all'entrata ci ricordiamo di essere le persone sensibili che siamo e ci prende una profonda tristezza come se già da qui si respirasse morte e sofferenza; si sentono anche da qua dentro abbaiare i cani prigionieri e vorremmo quasi scappare via ma Bernard Gotti ci invita a salire al piano superiore. Incredibile, una sala conferenze con un megaschermo e una foto gigante della famiglia Marshall appesa proprio sopra la nostra testa, piu' a lato un'altra foto gigante degli stabilimenti Marshall in America dove arrivano tutti i dati degli allevamenti Marshall nel mondo per poter cosi elaborare i dati per ottenere il cane perfetto, che sopravvive di più, quello su cui ci dice poi il gelido biologo per i ricercatori "è un piacere lavorare, perchè se muore un cane ne possono ordinare un altro perfettamente uguale". Ci spiega il suo grande sogno: l’ampliamento. Green Hill ha già il progetto predisposto da un architetto di grido. La sua idea, ci spiega Gotti, è fare una Green Hill completamente sotterranea, eliminando gli attuali capannoni che verrebbero sostituiti da un bel parco verde! Che bel progetto! Dall’inferno alla necropoli sotterranea con il doppio dei cani attualmente presenti…non riusciamo nemmeno a immaginare 5000 esseri viventi sepolti vivi sottoterra in attesa di essere mandati a morire! Eppure, ci assicura Gotti, la “produzione” migliorerebbe ulteriormente perché qualche cliente si lamenta del fatto che i capannoni hanno le finestre (la luce naturale che a malapena filtra da quelle finestre, sempre chiuse, altererebbe secondo Gotti i ritmi naturali della riproduzione. Invece se luce e buio fossero completamente artificiali, allora sì che il “prodotto” avrebbe qualità invidiabili). Lo ascoltiamo sconcertati e disgustati dall’entusiasmo per questi folli progetti, fortunatamente bloccati (ma loro ci sperano ancora…). Restiamo piu' di un'ora a parlare, anzi parla lui e ci fa un seminario sull'utilita' della vivisezione e di quanto loro trattano bene i cani perchè altrimenti gli esperimenti risulterebbero falsati su cani stressati, come se una gabbia, la mancanza totale di aria se non artificiale, l'impossibilita' di correre non trasformi un beagle in qualsiasi altra cosa che non assomiglia per niente ad un animale ma lo avvicina moltissimo ad un oggetto creato per morire. Pero' noi non siamo venuti per questo, non ci interessa per niente parlare con questa persona che non ha minimamente la nostra stima ma tutto il nostro piu' profondo disprezzo e passiamo oltre, facciamo il passo piu' grande per noi per la nostra sensibilita', chiediamo di poter vedere i cani sperando quasi che ci venga detto di no, invece veniamo accompagnati in un capannone e fatti vestire con le tute sterili, ci siamo, stiamo entrando nell'inferno e la nostra paura è che sia come lo abbiamo immaginato, un'ultima occhiata in giro, alle pareti notiamo delle cuffie appese per coprirsi le orecchie dal rumore assordante dell'abbaiare di 400 cani e di colpo ci viene da pensare che i beagle non portano le cuffie e questo frastuono per loro non sarà stressante? Siamo pronti, ci laviamo le mani perchè è obbligatorio e passiamo anche la linea gialla sul pavimento che delimita la parte "sporca" dell'allevamento dalla parte sterile dove soggiornano(così dichiaro' il Sindaco Elena Zanola) i cani. Ci sono molti momenti della nostra vita che accadono e si dimenticano e pochi istanti che invece ti rimangono dentro, ti segnano per sempre cambiandoti, la vista di questi esseri sicuramente è uno di questi, eccoli, ci sono cani dappertutto, gabbie a perdita d'occhio, ci sono 3 cani per gabbia ma la cosa che piu' ci colpisce subito perchè ci sembra irreale e che questi cani sono tutti uguali, sono giovani sicuramente sotto l'anno d'età ma tutti identici, scommetto che se li misurassimo e pesassimo non troveremmo alcuna differenza; è come vedere riflesso lo stesso cane in un labirinto di specchi, terribile. Ci imponiamo di restare distaccati, di non accarezzarli ma poi è piu' forte noi e anche se sappiamo che sarà distruttivo iniziamo ad allungare le mani per toccarli. Questa cavie da laboratorio ci leccano le mani e continuano a saltare, ci fanno le feste in un modo disperato, sono agitatissimi si sente l'incessante rumore delle unghie sulle lamiere delle gabbie e a noi viene solo da piangere, cerchiamo di restare lucidi ma non è facile perchè vorremmo portarli via tutti ma non è possibile e così ad un certo punto decidiamo di andare via, di concludere la visita perchè ora per noi è troppo. Di fretta salutiamo, ci togliamo le tutte sterili e dopo alcune formalita' usciamo dall'allevamento. Siamo fuori, è gia buio e ci lasciamo dietro i cani che ancora abbaiano ma che ora non sono piu' solo un'immaginazione ma sono terribilmente reali, quei musi dolci, quel modo forsennato di fare le feste, quegli occhi che chiamano liberta' ora sono entrati in noi, ci hanno cambiato e la nostra vita non sara' piu' la stessa e per questo non potremo aver pace finchè su questa maledetta collina continuera' questa immensa sofferenza, questa crudelta' che non puo' appartenere alla razza umana, che non puo' continuare ad esistere. Pensavamo di tenerci questa esperienza per noi ma ora è giusto condividerla con tutti, Green hill non è sulla luna o nel bel mezzo di un mare inarrivabile ma a Montichiari in via San Zeno, niente è impossibile se lo vogliamo tutti insieme davvero, per favore aiutateci a tirarli fuori da lì.
Avete fatto bene a raccontarlo, perché tutti devono conoscere il lager di green hill!!!Si nutrono dell'ingoranza delle persone, invece tutti devono sapere quello che succede in quei posti ma soprattutto l'inutilità della sofferenza a cui vengono sottoposti questi esseri viventi.
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