Ieri, 23 Gennaio, è stato il sesto anniversario della storica sentenza con cui il Tribunale di Brescia ha condannato Green Hill, allevamento di cani beagle destinati ai laboratori, decretandone, di fatto la fine.
Il processo di primo grado, a carico di Bernard Gotti e Ghislane Rondot, co-gestori di “Green Hill 2001”, Roberto Bravi e Renzo Graziosi, rispettivamente direttore e veterinario dell'allevamento, accusati di maltrattamento e di uccisione di animali (art.544bis e 544 ter del codice penale) si concluse così:
"Ghislane Rondot, gestore dell’allevamento di Green Hill 2001 della Marshall Bioresources e della Marshall Farms Group, è stato condannato a un anno e sei mesi (per lei il Pm aveva chiesto tre anni). Stessa condanna per il veterinario Renzo Graziosi (l’accusa aveva chiesto tre anni e sei mesi). Roberto Bravi, direttore dell’allevamento, è stato condannato a un anno più le spese (per lui erano stati chiesti due anni). Assolto invece Bernard Gotti, secondo gestore dell’allevamento, per non aver commesso il fatto (per lui erano stati chiesti tre anni).
A questo si aggiunge il divieto, per i condannati, di allevare cani per due anni. Disposta la confisca dei cani."
Esito giudiziario confermato, successivamente, in appello e anche il Cassazione.
Fu una vittoria storica per il movimento di liberazione animale. Tutti i media ne parlarono ampiamente consentendo di strappare il sipario su un mondo, quello della vivisezione (detta anche più "gentilmente" sperimentazione animale), oscuro e silenzioso.
La luce e il rumore li portammo noi, attivisiti e attiviste di ogni parte d'Italia, assieme alle migliaia di cani che finalmente poterono avere una vita degna di questo nome.
A distanza di anni, rimane la gioia per quell'inaspettato e quasi insperabile successo, ma anche una punta di amarezza per il ritorno di quell'oscurità e di quel silenzio su un tema, la vivisezione, che continua ad esistere indisturbatamente o quasi.
Confidiamo che nel futuro dell'Umanità, prima o poi, torni la Ragione non disgiunta dall'Empatia.
In attesa del vero Progresso in campo scientifico, ci consola la consapevolezza che, almeno in Italia, allevamenti di cani da dare in pasto ai laboratori pubblici e privati, non ci sarà mai più.
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