mercoledì 16 gennaio 2019

RIPARTE IL PROCESSO GREEN HILL BIS


RIPARTE IL PROCESSO GREEN HILL BIS  
PROCESSO PENALE A CARICO DI 2 VETERINARI DELL’ASL (ORA ATS) DI LONATO E A 3 DIPENDENTI DELL’ALLEVAMENTO.

Forse ricorderete che il 7 febbraio del 2018, tra lo stupore degli attivisti, degli animalisti e dell’opinione pubblica, due veterinari dell’ATS di Lonato - a vario titolo di concorso in maltrattamenti, animalicidio, omessa denuncia e falso in atto pubblico - e tre dipendenti - accusati di falsa testimonianza durante il processo all’allevamento di Montichiari - sono stati assolti da ogni accusa dal Gip del tribunale di Brescia al termine del processo con rito abbreviato.

Ebbene, a distanza di quasi un anno, esattamente il 14 gennaio 2019, con altrettanto stupore da parte di attivisti, animalisti e dell’opinione pubblica, ed in sordina, i due veterinari e i tre dipendenti sono tornati di nuovo davanti al Giudice per l’appello. In particolare, citando l’articolo di Bresciaoggi del 13.01.2019, “per la procura entrambi i veterinari [Roberto Silini e Chiara Giachini], avrebbero «sistematicamente omesso di effettuare i controlli previsti, nonché informato in anticipo l’azienda di tutte le ispezioni programmate dall’Asl, dalle autorità sanitarie regionali e dal ministero della Salute». Sempre secondo il pm, i veterinari non avrebbero impedito che Rondot, Bravi e Graziosi «sottoponessero i 2.369 cani a maltrattamenti», come frastuono e temperature eccessive, mancanza di aree di sgambamento, anestesie gassose senza sedazione, nessuna cura in caso di dermatiti («da cui derivavano uccisioni di animali privi di utilità economica»). Con l’aggravante della morte di 104 beagle. I professionisti in forza al servizio veterinario dell’Ats non avrebbero nemmeno impedito 44 eutanasie di cani non più commerciabili.”

Consentiteci al riguardo un paio di riflessioni. Ci rammarica che della questione Green Hill si stia lentamente perdendo non tanto il ricordo, bensì la memoria storica. La liberazione di quasi 3000 (tremila) beagle destinati alla vivisezione e la chiusura definitiva di quell’allevamento, sito in Montichiari (BS) via San Zeno, ha segnato la storia della lotta alla vivisezione a livello nazionale e internazionale. Sarebbe un tragico errore dimenticare o sottovalutare l’importanza di questo strepitoso risultato, frutto dell’impegno e della passione di migliaia di persone scese in strada a protestare pacificamente ma molto fermamente per ciò in cui credevano. Come tutti sapete, la strada per l’abolizione della vivisezione è purtroppo ancora lunga e difficile: impedire allevamenti di cani da vivisezione in Italia non ha significato affatto impedirne la vivisezione, semplicemente i laboratori si riforniscono di cavie (non solo cani, ma anche conigli, criceti, topi, macachi…) da allevamenti d’oltralpe dove è legale allevare vite da sezionare, torturare, sacrificare in nome di una pseudo scienza.
Siamo grati a quegli attivisti, in particolare bresciani, che continuano a dedicare spazio e ad investire energie per tenere viva e accesa la memoria storica di quanto accaduto ormai quasi 7 anni fa. Una luce che squarcia il buio. Una voce che grida nel silenzio assordante non solo dei media, ma purtroppo, e lo diciamo senza alcuna vena polemica e anzi con sincero rammarico, anche di alcune realtà animaliste e antispeciste che di Green Hill e della vivisezione ormai non parlano quasi più.

La prossima udienza del processo denominato “Green Hill bis” si terrà il 18 marzo 2019  alle ore 12.00 circa  presso il Tribunale di Brescia.

Vi terremo aggiornati sugli sviluppi.

Fonti e approfondimenti:
2019




Qui: link del blitz di Brescia Antispecista del 09 gennaio 2018 davanti all’ASL di Lonato del Garda (ora ATS) per chiedere giustizia per i cani di Green Hill, un mese prima del processo ai 2 veterinari coinvolti nella vicenda.












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